DOMENICA
Massagrande e i sogni di Van Gogh

«Con ventiquattro disegni preparatori e sette dipinti ho raccontato altrettanti momenti dell’ultima giornata vissuta da Vincent Van Gogh e colorato le parole di Marco Goldin, autore di uno splendido testo teatrale, Canto dolente d’amore, concepito sulla base delle ultime lettere scritte dal pittore olandese prima del suicidio. Non è stato facile affiancare un genio come Van Gogh, c’era il rischio di cadere nell’illustrazione o nel banale racconto per immagini, alla fine ho cercato di dare forma ai suoi sogni, alle visioni, e al desiderio che aveva sempre avuto, quello di donare amore».
Così Matteo Massagrande, maestro riconosciuto del realismo filosofico e della nuova figurazione italiana, ha collaborato alla grande mostra «Van Gogh. Tra il grano e il cielo» in corso alla Basilica Palladiana di Vicenza con la curatela di Goldin, con l’opera dei due artisti che avrà tra qualche giorno anche la forma di uno splendido libro.
«Ho provato il forte desiderio che un pittore ne facesse canto egli stesso, e canto colorato. Allora ho pensato a chi potesse vivere questo stesso sentimento, questo medesimo spirito. Quello che avevo messo dentro, vita bruciante, nel Canto dolente d’amore. Ho deciso che questo pittore non potesse che essere Matteo Massagrande, che stimo e amo per le immagini che crea, ma anche per l’urgenza vera e autentica di fare pittura dentro il mare largo, e a volte doloroso, dei sentimenti...», ha spiegato Marco Goldin.
Massagrande, nato a Padova nel 1959, espone anche a Varese, alla galleria Punto sull’Arte di Sofia Macchi (dove è presente domenica 22 ottobre dalle 15 alle 17): «Di volta in volta», unica sua mostra personale italiana nel 2017, si compone di 15 dipinti realizzati appositamente per quegli spazi.
«Lo scorso anno Sofia Macchi venne a Padova per propormi di esporre e accettai volentieri, conoscendo la bellezza delle sale della sua galleria e l’ottimo lavoro che svolge non soltanto in Italia. Per ogni mostra creo un percorso anche mentale che conduce chi osserva in un itinerario nella mia pittura», dice Massagrande, che da bambino ricavò intense suggestioni dal vivere nella grande villa di una zia, in parte chiusa, con le stanze da lui visitate di nascosto.
L’artista veneto ha incominciato a dipingere giovanissimo, esponendo in collettiva a 13 anni e fuggendo a Venezia ai tempi del liceo per vedere i dipinti nei musei e nelle chiese. «A quel tempo vivevo a Treviso con la mia famiglia nella villa della zia, e al negozio dove acquistavo i colori un giorno incontrai il grande tenore Mario del Monaco che si dilettava di pittura ed era nostro vicino di casa. In poche parole mi chiese di dargli qualche lezione, per orgoglio non aveva osato chiederlo a pittori maturi, io avevo solo 14 anni!».
Pittore-artigiano, incisore, profondo studioso delle antiche tecniche pittoriche dei maestri di scuola veneta e fiamminga, Massagrande lavora a giornata come i vecchi freschisti, «strato dopo strato», lasciando talvolta visibili le giunture tra una lavorazione e l’altra.
«E il gioco di sponda tra emozione travolgente e tecnica impeccabile è proprio quello che oggi rende i suoi dipinti così irresistibilmente ipnotici. Anni di studio sui classici, una padronanza assoluta delle tecniche antiche, la minuziosa lezione del restauro, la faticosa disciplina dell’incisione. E poi la gioia profonda della bellezza e dell’armonia, perché senza quelle due componenti nulla ha senso», scrive nel catalogo la curatrice Alessandra Redaelli.
Le stanze vuote dipinte da Massagrande, se da un lato rivelano il peso dell’assenza e la ricerca nella memoria, dall’altro si spalancano sul pulsare del paesaggio esterno, sempre presente e visibile da porte e finestre, sia mare, bosco, giardino o fiume, «di volta in volta» diverso come lo scorrere della vita.
Matteo Massagrande, «Di volta in volta» - Varese, Punto sull’Arte, viale Sant’Antonio 59/61, fino al 18 novembre da martedì a sabato 10-13 e 15-19, domenica ore 15-19.
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