IL PERSONAGGIO
Massimo Recalcati: «amen e così sia, ovvero che la vita sia viva»
Il primo testo teatrale del noto psicanalista è in scena al Teatro Parenti. Sul palco un coro di giovani attori e attrici dà vita a questo mondo immaginifico

«Sin da ragazzo, da quando avevo vent’anni, volevo scrivere di teatro. Ero un vero appassionato di teatro, mangiavo pane e teatro. Poi, come spesso accade nella vita, ci sono stati incontri che hanno deviato questa mia vocazione. Durante il primo lockdown ho cominciato a scrivere un testo. Mentre scrivevo attorno c’era la morte. Come direbbe il grande pittore Rothko, quando si fa arte o si parla della vita e della morte o è meglio non farla. Amen è la parola che consacra la possibilità che la vita possa esistere anche dove è la morte, che la morte non possa essere l’ultima parola sulla vita. Amen vuol dire “così sia”, “che sia così”, che la vita sia viva, che la morte non sia l’ultima parola sulla vita». Così Massimo Recalcati scrive per presentare Amen, il suo primo testo teatrale che, con regia e drammaturgia di Claudio Autelli, porta in scena nella Sala A2A del Teatro Franco Parenti di Milano fino al 1° giugno giovani attrici e giovani attori del terzo anno del corso di recitazione. Sul palco, in questo particolare progetto che si sviluppa in collaborazione con Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, Tommaso Allione, Ludovica Angelini, Andrea David, Francesco Della Volpe, Caterina Erba, Roberta Gallo, Camilla Lacaud, Gabriele Martini, Pietro Moser, Carlotta Pistillo, Yulia Redila, Daniele Santoro, Filippo Siano e Giorgia Zatti si muovono su scene e con costumi di Omar Scala e con le musiche originali di Gianluca Agostini, proponendo il testo di Recalcati in una nuova veste, dando vita al suo mondo immaginifico attraverso uno spettacolo corale, in cui l’unicità del pensiero dell’autore si scompone in una molteplicità di corpi e di voci. Sono ventenni che si interrogano sulla loro posizione di figli nel presente, tra dubbi, paure, riflessioni sul proprio futuro, quasi immersi in una sorta di limbo, e confrontandosi con le posizioni di tre figure: il Figlio, legato alla leggenda di una nascita prematura che racchiude al tempo stesso il mistero della fine e l’energia dell’inizio, il Soldato, simbolo di resilienza e lotta contro le avversità̀; e la Madre, figura archetipica di cura e resistenza, che aspetta, protegge e salva con le sue mani il figlio. Con la partecipazione, in voce di Lorenzo Vitalone, Orlando Prosperini ed Elena Patacchini e in video di Ottaviano Autelli, nel testo emerge una riflessione profonda sul senso della vita e della morte. Una riflessione, che, alla fine, si trasforma in un vero e proprio inno alla vita stessa.
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