COLPO A MEINA
Villa Faraggiana depredata dai ladri
Il presidente della Fondazione: «Fermare il degrado»

«Villa Faraggiana è stata depredata. Il degrado dello storico edificio è evidente, ma nessuno fa nulla». Eugenio Alessandro Bonzanini, presidente della Fondazione Faraggiana, lancia l’ennesimo allarme dopo il furto avvenuto nella villa ottocentesca, una delle più belle del Lago Maggiore: «I ladri hanno rubato la cornice in marmo del più grande camino della villa, due busti del famedio interno e un’acquasantiera. Probabilmente è un furto su commissione. È avvenuto mesi fa, ma solo ora i carabinieri mi hanno autorizzato a divulgare la notizia, visto che il materiale non è stato rintracciato. Ho informato il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini, chiedendogli di intervenire. Ci sono delle infiltrazioni dal tetto che stanno rovinando l’affresco nella grande sala. Anche il grande giardino è diventato una boscaglia impenetrabile, con alcune delle piante che sono cadute, dato che manca anche l’ordinaria manutenzione».
La villa è in mano a una società romana che però è fallita alcuni anni fa. L’immobile è stato messo in vendita per un valore di poco più di sei milioni di euro, ma la prima asta è andata deserta. Fino ai primi anni ‘90, ospitava un ricovero per anziani delle Suore Poverelle di Bergamo, poi è stata ceduta. L’immobiliare che l’aveva acquistata aveva trattato con illustri potenziali acquirenti come l’attore George Clooney e il magnate russo Roman Abramovič , ma gli alti costi e i vincoli monumentali avevano fatto desistere, si dice, anche Silvio Berlusconi che ha poi comprato Villa Campari.
«Il degrado stride - aggiunge Bonzanini - con il recupero dello chalet della villa, ora museo, posto vicino alla villa insieme con le serre, sistemate ad uso pubblico e in gestione a una Fondazione».
La Faraggiana presenta una facciata neoclassica: è ricca di particolari, come il timpano, gli altorilievi raffiguranti la divinità allegorica romana della Fama, cinque medaglioni raffiguranti i grandi della letteratura italiana (Dante, Boccaccio, Petrarca, Ariosto e Tasso) e undici busti di altri illustri personaggi. Il complesso è immerso in un parco di circa settanta ettari, che agli inizi del Novecento era ricco di piante pregiate e di animali esotici, vivi e impagliati. Ancora notevole il salone di rappresentanza con il «Trionfo delle arti», affresco attribuito a Mosè Turri, e la «Stanza delle quattro stagioni».
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