TRIBUNALE
Mensa dei Poveri: «Assolvete Orrigoni»
Richiesta della Procura generale nel primo giorno del processo d’appello a Milano. Esclusa la mediazione illecita

Piccolo colpo di scena nel primo giorno del processo d’appello a Milano legato all’indagine “Mensa dei Poveri”. Chiesta l’assoluzione di Paolo Orrigoni. In primo grado, i pm della Direzione distrettuale antimafia avevano chiesto che Orrigoni, patron di Tigros, fosse condannato per corruzione o, in subordine, per il reato di traffico di influenze illecite nell’intricata vicenda della realizzazione di un nuovo supermercato della catena a Gallarate in un’area di proprietà della società Piroga dell’immobiliarista Pier Enrico Tonetti. Dopo la sentenza di assoluzione da parte della sesta sezione del Tribunale di Milano, i pm hanno impugnato, insistendo per l’affermazione della sua responsabilità rispetto al traffico di influenze illecite in presenza «della consapevole promessa condivisa da Tonetti e Orrigoni di pagare 50mila euro al coordinatore cittadino di Forza Italia Alberto Bilardo come prezzo della propria mediazione illecita verso l’allora assessore all’Urbanistica di Gallarate Alessandro Petrone che a loro avrebbero dovuto garantire il risultato di consentire la realizzazione del supermercato sull’area Piroga, in parte oggetto di preliminare di vendita fra quest’ultima e Tigros spa».
LA REQUISITORIA
Nel corso della requisitoria, il rappresentante della Procura generale di Milano, il sostituto Vincenzo Fiorillo, ha contraddetto i colleghi della Procura sollecitando invece i giudici della seconda Corte d’Appello a confermare la sentenza di assoluzione nei confronti del manager. Il magistrato, molto probabilmente prendendo spunto dalla memoria del collegio difensivo di Orrigoni formato dagli avvocati Federico Consulich e Francesco D’Alessandro, ha osservato che alla luce delle recenti modifiche in senso restrittivo apportate dalla riforma del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, proprio alla fattispecie del reato di traffico di influenze lo stesso non può essere più contestato al caso di specie.
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