IL CASO
Mensa Brunella, sporcizia e degrado. «Ma siamo abbandonati
Nel quartiere varesino residenti esasperati. Don Rivolta: «Siamo stati lasciati soli»
Dall’11 novembre scorso, quando la mensa dei poveri della Brunella ha esteso il suo servizio anche alla sera, i residenti del quartiere varesino lamentano disagi, sporcizia e degrado. «Il bel quartiere si è trasformato completamente, diventando in alcune fasce orarie un luogo di emarginazione» denuncia un abitante, esasperato da una situazione che è descritta come insostenibile.
«Abbiamo paura»
I residenti riportano episodi di tafferugli, risse e litigi, con lancio di bottiglie e turpiloqui. A questo si aggiunge il problema del bivacco, dei rifiuti abbandonati ovunque e di persone che espletano i bisogni fisiologici in strada. «Abbiamo paura a uscire di casa alla sera e assistiamo a spettacoli poco edificanti», racconta un residente, citando il caso di «donne giovani che vivono nei giardinetti vicino alla Brunella». E ancora: «Tutto questo ci preoccupa perché non ci sentiamo sicuri, specialmente quando siamo in giro con i nostri bambini» continua il residente, che esprime anche un altro concetto: «Siamo a Varese, ma sembra di essere in una periferia del terzo mondo. Non è una situazione tollerabile. Possibile che non si possa fare nulla per evitare a questi bisognosi di vivere in queste condizioni?».
«Lasciati soli»
Il grido di dolore dei residenti non è rimasto inascoltato. A rispondere è don Matteo Rivolta, responsabile della Caritas Decanale di Varese (don Rivolta – va precisato - non è nel consiglio della Pane di Sant’Antonio, associazione a cui fa capo lo storico servizio mensa della Brunella). «Da una parte c’è una grave emarginazione, dall’altra siamo lasciati soli dalle istituzioni» afferma don Rivolta. Riguardo agli episodi di degrado, spiega: «Quando posso, alla sera, mi fermo in strada e sto in coda con le persone in attesa del pasto. Posso dire che, a parte un paio di volte in cui ho assistito a episodi di disordine legati all’eccessivo consumo di alcol, negli altri momenti non ho percepito criticità. So che alcuni delle persone che fruiscono la mensa hanno problemi di dipendenza. Purtroppo siamo una società che produce anche questo, un problema che si somma alla povertà aggravata dai costi della casa».
L’amarezza del don
Don Rivolta sottolinea l’impegno della Chiesa di Varese e della Caritas: «Il punto centrale è che la Brunella ha cercato di dare una risposta a un’emergenza esistente. Ma da soli non possiamo fare tutto. Certo, abbiamo tanti volontari, non mi sembra ci sia lo stesso supporto da parte delle istituzioni. Noi ci siamo fatti carico di un problema generato dalla chiusura della mensa di via Luini, ma gli altri che ci avevano promesso di non abbandonarci, dove sono?».
«Nuovo punto di vista»
Infine, don Matteo Rivolta lancia una «provocazione positiva» ai residenti: «La gente del quartiere, che si lamenta, può cambiare punto di vista e cogliere nella situazione un’occasione di crescita. Siamo uomini e donne che fanno parte del quartiere e che sono chiamati a incontrare uomini e donne in situazione di bisogno. In che modo questo ci chiama in causa? Ognuno può interrogarsi e fare la sua parte. Sicuramente c’è qualcosa, anche solo una briciola in più, che tutti possiamo fare per migliorare la situazione».
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