IN TRIBUNALE
«Mi ha diffamato su Facebook», sindaco a processo
Mario De Micheli ha querelato la prima cittadina di Caronno Varesino, Maria Rosa Broggini. «Ora non posso andare nemmeno al bar del paese»

Da una parte il sindaco in carica, Maria Rosa Broggini, in veste di imputata. Dall’altra, uno dei suoi precedessori, nonché suo ex alleato in casa Lega, Mario De Micheli, come persona offesa dal reato di diffamazione attraverso Facebook. Sul social network, infatti, il secondo sarebbe stato bollato dalla prima come corrotto e arrivista.
I FATTI
La vicenda risale a metà del 2022 quando l’allora assessore De Micheli, dopo aver letto quelle frasi, presentò una querela per diffamazione contro Broggini, che oggi siede sulla poltrona più importante del municipio ma all’epoca era consigliere d’opposizione alla giunta Galli. Il procedimento penale ha fatto il suo corso e ora è approdato in Tribunale, davanti al giudice Alessandra Sagone, che prima di iniziare a sentire i testimoni ha invitato gli avvocati (Fabio Ambrosetti per l’imputata, Michele Oliva per la parte civile) a tentare di raggiungere un accordo tra i due protagonisti, in modo da arrivare alla remissione della querela e chiudere il caso. Ma la distanza tra la richiesta e l’offerta di risarcimento è ancora troppo lontana, e così il dibattimento è entrato nel vivo.
LA VERSIONE DI DE MICHELI
Il primo a deporre è stato proprio De Micheli, che ha parlato dei post incriminati, pubblicati su due pagine, “Sei di Caronno Varesino se...” e “Caronno Forum”. Post in cui si diceva, tra l’altro, che l’ex sindaco «rappresenta la corruzione e la malvagità» e veniva accusato di aver «costruito mezzo paese in modo abusivo». E ancora: «Come ti posso definire? Ipocrita? Subdolo?». Post che «sono stati visti da almeno 5.000 persone», ha spiegato De Micheli, ricordando che fino a quel giorno i suoi rapporti con Broggini «erano ottimi, siamo sempre stati amici. Avevo le sue chiavi di casa e se suonava l’allarme ero io a correre sul posto. Da che cosa è scaturito tutto questo? Non conosco il motivo». Poi ha continuato: «Ho 72 anni, è la prima volta che entro in Tribunale e sono molto agitato. Essere qui è come una coltellata. Dopo quelle accuse c’era gente in paese che faticava a salutarmi. E se prima ero in Comune tutto il giorno, non stavo mai in casa, ora non frequento più il paese allo stesso modo e non vado nemmeno al bar». E alla domanda se sia disposto a “fare pace”, magari a fronte di pubbliche scuse, ha risposto: «Io ho sempre cercato di aiutare chiunque, ma questa volta mi ha offeso ed è giusto che paghi». Broggini dirà la sua nella prossima udienza, ai primi di maggio.
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