L’ALLARME
La truffa delle mail sul virus
I criminali del web non si fanno alcuno scrupolo e approfittano della situazione

Nelle ultime settimane più d’uno si è visto recapitare sulla propria casella di posta elettronica una e-mail che riportava come mittente tale dottoressa Penelope Marchetti.
L’augurio è che chi si sia imbattuto in quel messaggio l’abbia prontamente cestinato. Dietro quella mail, dal linguaggio estremamente professionale e assolutamente credibile, che riportava presunte precauzioni per evitare l’infezione da Coronavirus, si celava l’ennesimo caso di phishing individuato dagli agenti della polizia postale di Milano. A dimostrazione che i criminali del web non si fanno nessuno scrupolo ad approfittarsi delle grandi preoccupazioni che il Covid-19 sta generando per colpire ignari fruitori dei servizi online.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la mail della sedicente “esperta” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel nostro Paese aveva un’unica finalità: far aprire l’allegato. Apparentemente informativo, in realtà infetto. Il “grimaldello” per mettere a segna una truffa informatica in piena regola finalizzata a carpire tutti i dati sensibili contenuti nei nostri pc, tablet o smartphone.
Sempre in questi giorni, la polizia postale ha interrotto un’altra campagna di false e-mail, apparentemente provenienti da un centro medico e redatte in lingua giapponese, le quali, con il pretesto di fornire falsi aggiornamenti sullo stato di avanzamento della diffusione del virus, invitavano ad aprire un altro “allegato malevolo” il quale, una volta installato, mirava anche in questo caso a impossessarsi delle credenziali bancarie e dei dati personali della vittima. Non basta.
La polizia postale ha scoperto una terza attività di phishing legata sempre all’emergenza Covid-19 che invitava ad aprire un file “zip” contente documenti “excel”, che diffondeva un virus informatico venduto per pochi dollari già dall’anno scorso negli ambienti più nascosti del cosiddetto dark web, l’internet oscuro usato spesso e volentieri per traffici illeciti. A seguito dell’inconsapevole click, questo pericoloso virus consentiva agli hacker di assumere il pieno controllo del dispositivo attaccato, spiando i comportamenti della vittima e rubando dati sensibili.
© Riproduzione Riservata