SENATORE A VITA
«Più passa il tempo, più trovo affetto»: Monti si racconta
Varese, l’ex premier intervistato a Villa Panza, tra ricordi e ironia

Mario Monti a cuore aperto. Tra politica, economia, istituzioni, cultura e le sue radici varesine (è nato all’Ospedale di Circolo il 19 marzo 1943) raccontate con garbo, un pizzico di nostalgia e una buona dose di ironia. «C’è molta Varese nel mio passato, poca nel mio presente, ma penso che ci sarà ancora tanta Varese nel mio futuro: qui c’è la tomba di famiglia…».
Invitato dal Fondo per l’Ambiente Italiano per il ciclo “Villa Panza incontra…” dedicato “a chi ha intrecciato il proprio percorso con questa terra” (prima di lui la storica dell’arte Maria Cristina Terzaghi e la scultrice Maria Cristina Carlini), Monti è stato intervistato ieri pomeriggio, martedì 6 maggio, nella nobile dimora sul Colle di Biumo dalla caporedattrice di Prealpina, Rosi Brandi.
Così l’ex-presidente del Consiglio, ministro dell’economia, commissario europeo ed oggi senatore a vita ha raccontato di sé, della breve infanzia ai piedi del Sacro Monte, della passione per il ciclismo (le salite del Brinzio e di Bedero), della famiglia (la mamma soffriva di problemi alle vie respiratorie e per cinque anni studiò in collegio al Sacro Monte, dove l’aria era migliore). «Ho interpellato l’Intelligenza Artificiale sulla presenza di un presidente del Consiglio varesino nella storia della Repubblica e la risposta è stata negativa» ha detto sorridendo. Cita il conte Panza, Giuseppe Zamberletti, Umberto Bossi, Roberto Maroni, Silvio Berlusconi, Obama e la Meloni, sfiorando i passaggi principali della sua carriera economico-politica ed istituzionale che nel 1961 mosse i primi passi alla facoltà di Economia in Bocconi «per la quale non avevo però una particolare vocazione».
Le è rimasto il cruccio del premier del governo di “lacrime e sangue” che ha messo le mani in tasca agli italiani? «In realtà, più passa il tempo e più trovo affetto. Abbiamo dovuto prendere misure pesanti con un governo che raccolse il 92 per cento di consensi in parlamento, valore più alto nella storia della Repubblica. Poi i partiti fecero un passo indietro. Bisognerebbe inventare una piccola tassa sul trasformismo e allora le cose andrebbero meglio».
L’intervista integrale sulla Prealpina di mercoledì 7 maggio, in edicola e disponibile anche in edizione digitale.
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