IL LUTTO
Addio a Materazzi, progettista ex Cagiva
Aveva 83 anni, lavorò a Varese dal ‘90 al ‘92. Proverbiali le sue creazioni alla Ferrari

Il genio creativo di Nicola Materazzi si è spento per sempre. All’età di 83 anni è morto a Sapri lo storico ingegnere che ha progettato per supercar e moto da gran premio targate Varese.
I PRIMI PASSI
Originario di Caselle in Pittari, in provincia di Salerno, si era laureato in ingegneria meccanica all’Università Federico II di Napoli nel 1968 e ha iniziato subito la sua esperienza lavorando per Lancia e collaborando alla progettazione della mitica Stratos. Passò poi all’Abarth nel 1978, all’Osella per poi giungere al vertice assoluto dell’automobilismo quando approdò a Maranello.
LE CREAZIONI ALLA FERRARI
Tra le sue creazioni proverbiali passate alla storia certamente alcuni modelli iconici di casa Ferrari: dalla favolosa F40 biturbo alla 288 Gto, occupandosi della progettazione dei propulsori di gran turismo come 328 Turbo, 288 Gto e Testarossa. Tra tutte però fu la F40 il tesoro per lui più prezioso: più volte con giustificato orgoglio l’ingegner Materazzi ricordò d’essere stato scelto personalmente da Enzo Ferrari per occuparsi dello sviluppo e della creazione della F40, auto per cui viene maggiormente ricordato, presentata alla stampa internazionale nel 1987. Di questa leggendaria supercar progettò motore e cambio, ma anche la carrozzeria lavorando a stretto contatto con Aldo Brovarone e Leonardo Fioravanti del Centro Stile Pininfarina.
IL TRASFERIMENTO A VARESE
Lasciò poi la casa di Maranello per trasferirsi a Varese in Cagiva chiamato personalmente da Claudio Castiglioni. L’ingegner Materazzi entrò alla Schiranna come direttore tecnico e sportivo del Reparto Corse Cagiva, dal 1990 al 1991, lavorando agli sviluppi tecnici del motore e del telaio per le GP 500 C589, C591 per i piloti Eddie Lawson, Randy Mamola, Alex Barros e John Kocinski. A fianco a lui operò il grande progettista Massimo Tamburini come responsabile di telaio, carrozzeria e aerodinamica.
L’ADDIO ALLA CAGIVA
Lasciò Cagiva nel 1992 per Bugatti, personalmente voluto dal big boss Romano Artioli: dove completò il lavoro sulla EB110, altra auto simbolica dell’inizio degli anni ‘90. La sua filosofia di progettazione è ben riassunta in questa frase che amava ripetere spesso: «Se le auto sportive non sono realizzate con passione e con la voglia di realizzare al massimo ciò di cui si è capaci, non sono auto sportive ma automobili commerciali». Durante il periodo in cui lavorò per Bugatti, progettò l’evoluzione del telaio di EB 110, facendolo realizzare in carbonio, a sostituzione di quello precedentemente realizzato in alluminio a nido d’ape, risolse i problemi di affidabilità del motore e ottimizzò la distribuzione della coppia. Ha poi anche svolto un ruolo chiave nella specifica della versione leggera SS da 340Km/h. L’EB110 viene apprezzata tanto anche da Michael Schumacher, che ne ordina una di colore giallo e interni blu.
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