IN TRIBUNALE A PAVIA
Mottarone, il nonno di Eitan ha patteggiato
Anche il suo presunto complice nel rapimento. I legali del nonno: «Soluzione giusta». Perplessità dagli avvocati della zia

Il gup di Pavia, Pietro Balduzzi, ha accolto la richiesta di patteggiamento a un anno e 8 mesi, pena sospesa, per Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan, unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone. Accolta anche la richiesta di patteggiamento di Gabriel Alon Abutbul, complice del nonno, a un anno e 6 mesi, sempre con pena sospesa. Entrambi sono accusati del rapimento del piccolo avvenuto l’11 settembre 2021, quando aveva 6 anni e venne portato in Israele.
«SOLUZIONE GIUSTA»
«E’ la soluzione giusta per il bene del bambino: l’unica che si poteva percorrere anche nell’interesse delle famiglie. Ci auguriamo che sia la svolta per questa dolorosa vicenda, e si possa finalmente voltare pagina». Questo il commento rilasciato a caldo dagli avvocati Sara Carsaniga e Mauro Pontini, subito dopo essere usciti dall’ufficio del gup di Pavia, Pietro Balduzzi, che questa mattina ha accolto appunto la richiesta di patteggiamento a 1 anno e 8 mesi (pena sospesa) per il loro assistito Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan.
Il giudice ha accolto anche il patteggiamento per Gabriel Alon Abutbul, presunto complice del nonno. «Leggendo la motivazione della sua decisione - hanno aggiunto i legali del nonno - il giudice ha evidenziato il clima di conflittualità presente tra le due famiglie. Ma è anche emerso che il bambino era felice di andare con il nonno in Israele. Non c’è stata nei suoi confronti nessuna violenza o costrizione».
«Analizzeremo con molta attenzione la motivazione della decisione del gup - hanno spiegato ancora gli avvocati Carsaniga e Pontini -. In attesa che emerga finalmente la verità dall’inchiesta sulla caduta della funivia del Mottarone, una tragedia nella quale hanno perso la vita 13 persone e l’unico sopravvissuto è rimasto senza i suoi genitori e il fratellino, ci auguriamo che su questa vicenda cali il silenzio. Lo si deve prima di tutto a Eitan. E’ una questione privata, diventata sin troppo pubblica. E non si può neppure ridurla a una contrapposizione, quasi tra tifosi, tra Italia e Israele».
IL LEGALE DEL BAMBINO
«Oggi in udienza ho revocato la costituzione di parte civile anche nei confronti del signor Alon a seguito dell’intesa raggiunta. Sono molto soddisfatto di come si sia definita la vicenda, in quanto il minore potrà proseguire il suo percorso di recupero in serenità, lontano dal clamore mediatico che la vicenda ha inevitabilmente suscitato». Lo sottolinea in una nota l’avvocato Fabrizio Ventimiglia, legale di Eitan, dopo l’udienza di oggi davanti al gup di Pavia, Pietro Balduzzi. «Devo riconoscere come tutte le parti abbiano lavorato nella stessa direzione, anteponendo l’interesse del bambino - aggiunge l’avvocato Ventimiglia -. Il bene di Eitan non era infatti certo quello di coltivare questo processo, bensì quello di ritrovare quanto prima quell’armonia familiare che è stata bruscamente spezzata dalla tragedia del Mottarone; tragedia che è e resta del tutto inaccettabile anche alla luce di quanto sta emergendo nel corso dell’incidente probatorio a Verbania, con gravissime reiterate omissioni da parte dei soggetti che avrebbero dovuto garantire la sicurezza del trasporto pubblico. È impensabile che ai giorni nostri in Italia si debba avere paura a salire su una funivia».
«PENA MOLTO BASSA»
«Se questa soluzione può aiutare il futuro del bambino, naturalmente siamo tutti contenti. Però noi siamo anche sgomenti per la pena patteggiata, molto bassa rispetto alla vicenda». Così gli avvocati Emanuele e Giuseppe Zanalda, legali di Aya Biran, la zia di Eitan.
«Con la decisione presa oggi - ha sottolineato l’avvocato Giuseppe Zanalda - non sapremo mai la verità sul denaro utilizzato per organizzare il rapimento e su come sia stato possibile passare la frontiera e raggiungere l’aeroporto di Lugano, da dove è partito l’aereo per Israele».
Sul fatto che il giudice nelle motivazioni abbia evidenziato che il bambino era felice di stare con il nonno, Giuseppe Zanalda ha spiegato che «non può essere considerata attendibile, a livello legale, la testimonianza di un minore che abbia meno di 14 anni. Un bambino così piccolo può non avere la percezione di quanto gli sta succedendo: a volte basta regalargli un gioco per tranquillizzarlo».
In merito alle critiche espresse dai legali di Aya Biran per la pena ritenuta troppo “bassa“, Sara Carsaniga e Mauro Pontini, avvocati di Shmuel Peleg, hanno replicato: «Non vogliamo commentare queste dichiarazioni. Sono responsabili di quanto sostengono. Ribadiamo che il nonno, quando è andato a prendere il bambino, pensava di fare un’azione legittima»
© Riproduzione Riservata