DOPO LA TRAGEDIA
Mottarone, l’ora degli accertamenti
In Procura a Verbania vertice tra gli inquirenti e il consulente nominato per accertare le cause dell’incidente

Oggi, martedì 1 giugno, in Procura a Verbania è la giornata del vertice tra il consulente Giorgio Chiandussi, professore del Politecnico di Torino nominato per accertare le cause dell’incidente della funivia del Mottarone, che ha causato 14 morti, e investigatori e inquirenti, coordinati dalla procuratrice Olimpia Bossi.
Un incontro che servirà per iniziare a mettere nero su bianco gli elementi tecnici su cui verterà l’accertamento irripetibile. Accertamento che porterà anche a garanzia a nuove iscrizioni nel registro degli indagati, oltre a quelle del caposervizio Tadini, del gestore Nerini e del direttore di esercizio Perocchio.
Sotto la lente c’è l’operatore che su ordine di Tadini non tolse i ceppi dai freni di emergenza quel 23 maggio, ma anche altri dipendenti e manutentori, ditte comprese.
Bisognerà andare a verificare, spiega un investigatore, la presunta connessione tra i malfunzionamenti ai freni, di cui si lamentava Tadini dicendo di averli a più riprese segnalati a Perocchio da fine aprile, e l’incidente. E se quei problemi che facevano bloccare la cabina, tanto che almeno «10 volte» in 15 giorni il caposervizio piazzò i forchettoni sulle ganasce, potessero essere un «campanello d’allarme» della «debolezza» del cavo che poi si spaccò, facendo volare la cabina, non più salvata dai freni di emergenza.
Gli accertamenti in vista, ha spiegato la procuratrice Bossi, sono proprio “finalizzati a capire perchè la fune si sia rotta e si sia sfilata e se il sistema frenante avesse dei difetti. Tema d’indagine è pure sapere se è accaduto e quando, come indicato da Tadini, il blocco della cabina dovuto alla pressione dei freni che scendeva “a zero. Intanto oggi sulle pendici del Mottarone sono attesi per un sopralluogo gli ispettori della commissione di indagine ministeriale.
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