TRA STORIA E CULTURA
Museo della foto nel “cuore” di Arcumeggia
Inaugurato l’allestimento. Torna il nodo del rilancio del borgo dipinto

«Fu Luigi Sangalli ad “aprire bottega” in Laveno all’alba degli anni ‘60, in un contesto da film: notti passate in camera oscura, fotografie appese a un filo ad asciugare, scatoloni di negativi di fototessera su lastre di vetro ritoccate a mano con le matite e naturalmente la macchina per le fototessera con l’otturatore ad aria. Avete presente i film di Ridolini con il fotografo con una specie di peretta in una mano e nell’altra il lampo a polvere? Ecco, praticamente quella».
E dalla storica “bottega” di Laveno, si è arrivati ora al nuovissimo “Museo della fotografia” che da pochi giorni ha aperto i battenti in paese, in locali rustici riadattati con gusto accanto alla Sangalleria, dov’è in corso la bella mostra di incisioni di Giovanni Battista Piranesi.
Si tratta di un museo molto piccolo, due stanzette appena, ma chi lo incontra aggirandosi per le anguste vie di Arcumeggia non può che rimanere a bocca aperta. Decine e decine di macchine fotografiche - preziosi pezzi unici da collezione - che coprono l’arco produttivo di un secolo, da quelle in legno e a soffietto fino a quelle di ultima generazione; apparecchiature per sviluppare le immagini; foto che Luigi Sangalli ha scattato in momenti e contesti diversi, ma sempre riferiti alla Valcuvia: dall’inaugurazione della chiesetta al San Martino, ricostruita negli anni Cinquanta dopo il devastante bombardamento aereo, ad Ugo Tognazzi impegnato a Cuvio sul set dei film tratti da Piero Chiara, dalla visita del chirurgo Christin Barnard al cementificio Rusconi, ad Adriano Celentano che gira il suo “Yuppi Du” a Villa Della Porta Bozzolo.
Entrando al museo (aperto nei fine settimana, quando non è difficile trovarvi lo stesso Luigi Sangalli a fare da cicerone) si ha la sensazione di rivivere un pezzetto di storia del Varesotto e non solo, di tornare d’improvviso indietro nel tempo, di riassaporare momenti e rivedere persone o personaggi che riacquistano spessore anche grazie alla magia del bianco e nero. Arcumeggia attende dalle istituzioni pubbliche un colpo d’ali che la rimetta al centro dell’attrattiva turistica e, magari, riprenda anche ad ospitare abitanti in pianta stabile (oggi sono ridotti a poche decine, quasi tutti anziani). Intanto, l’iniziativa privata (mossa da semplice passione, per l’arte e per il borgo) lancia segnali di vivacità che sarebbe un peccato lasciar cadere nel vuoto. E la Valcuvia si arricchisce di un nuovo, originale spazio museale.
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