LA CRISI
Teva, a rischio altri 350 posti
La multinazionale farmaceutica annuncia la chiusura dello stabilimento sul Sempione

Se c’è un settore che di questi tempi non sembra conoscere crisi, questo è quello farmaceutico. Eppure a sorpresa l’israeliana Teva, leader mondiale nella produzione di farmaci equivalenti, ha annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Nerviano.
Quello stesso stabilimento che nell’agosto 2016 aveva acquistato da Actavis, e che fino al 2003 faceva parte integrante del grande complesso industriale che, nel lontano 1965, Montecatini volle a Nerviano e che poi crebbe ancora con Farmitalia, Carlo Erba e Montedison.
Catapultati in un incubo
Negli ultimi quattro anni la produzione della fabbrica che si affaccia sul Sempione era già stata ridotta, e così anche i posti di lavoro. Da 450 che erano con Actavis, oggi sono 350. Trecentocinquanta persone e altrettante famiglie che si sono trovate catapultate in un incubo. Certo, Teva non ha parlato di licenziare tutti, ma solo di liquidare il sito produttivo entro il luglio 2022. Il che significa che gli israeliani non hanno più interesse a mantenere quello stabilimento (l’unico in Italia dove sono confezionati prodotti finiti) ma volendo nei prossimi 15 mesi potrebbe farsi avanti un’altra società interessata a rilevare impianti, macchinari e di conseguenza anche i dipendenti. Immaginare chi oggi è quantomeno prematuro. Domani mattina, giovedì 22 aprile, Cgil, Cisl e Uil organizzeranno le assemblee dei lavoratori per illustrare i contenuti del piano industriale di Teva ma nel frattempo la politica locale ha già cominciato a muoversi interessando del problema Regione Lombardia e anche i parlamentari della zona.
Come sempre capita con le multinazionali, però, eventuali soluzioni dovranno arrivare dal mercato. E cioè da altre multinazionali.
Di mano in mano
Il problema è che negli Anni Novanta l’Italia ha rinunciato a investire nel settore farmaceutico: non per niente nel 1993 Farmitalia cedette il centro ricerche di Nerviano agli svedesi di Pharmacia, spostando il centro decisionale ben lontano dal Sempione.
Nel 2004 con la nascita di Nerviano Medical Sciences il destino dello stabilimento si è separato da quello del centro ricerche, oggi di proprietà di una multinazionale cinese. Fatto a pezzi e passato di mano più volte, l’ex fiore all’occhiello di Farmitalia ora si trova a un nuovo bivio.
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