IN TRIBUNALE
Niente soldi per le slot: minacce, violenze e sputi alla compagna
Cubano a processo per maltrattamenti sulla ex. Il 50enne è accusato anche di aver costretto la donna a fare sesso contro la sua volontà
Se lei si rifiutava di dargli i soldi per le slot machine oppure cercava di impedirgli di giocare, lui non esitava ad aggredirla e a minacciarla di morte. Al punto che la donna, non riuscendo a cacciare di casa quel convivente che le stava rendendo la vita un inferno, decise di andare a dormire con il figlio in un‘altra stanza, chiusa a chiave. Non solo: l’uomo la costringeva anche ad avere rapporti contro la sua volontà. Queste le accuse che hanno portato alla sbarra, per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale, un 50enne cubano residente in provincia di Varese.
«STIPENDIO SPESO IN UN WEEK-END»
«In un week-end metteva tutto lo stipendio nelle slot machine», ha raccontato la donna che nel 2017 ha deciso di denunciare l’immigrato caraibico e che ora si è costituita parte civile (assistita dall’avvocato Chiara Di Giovanni) nel processo in Tribunale. «Ho provato ad aiutarlo, a metterlo in contatto con i Giocatori Anonimi, ma non ho ottenuto nulla. Lui sosteneva di non avere problemi». Per controllare la sua dipendenza dal gioco d’azzardo, lei attivò persino la geolocalizzazione del telefono dell’ormai ex compagno, scoprendo così le sue trasferte nelle sale slot o bingo di Varese e Legnano.
«LUI BEVEVA E GIOCAVA»
Alle amiche e colleghe, sentite ieri – giovedì 30 ottobre – come testimoni, la donna confidò di essere maltrattata da quell’uomo che «beveva e spendeva i soldi nelle macchinette». A volte a scatenare la sua rabbia era il fatto di non trovare la cena pronta, ma il motivo principale delle liti e delle aggressioni erano le continue richieste di denaro: «Se non vuoi avere problemi, entro domani mattina voglio vedere il bancomat sul tavolo». E alle urla e agli strattoni – è ancora l’accusa – spesso seguivano le minacce: «Ti faccio arrivare all’altro condominio... ti apro in due...». Con la conseguenza che la signora viveva nel terrore, al punto da dormire con il cellulare sotto il cuscino per chiedere aiuto qualora lui fosse entrato in camera.
LA VIOLENZA E GLI SPUTI
«Acconsentivo a fare sesso solo perché avevo paura di essere picchiata», ha proseguito la donna. Ma in un’occasione lui si sarebbe infilato nel suo letto e, nonostante il suo netto rifiuto e le sue grida, l’avrebbe costretta a soddisfare le sue voglie (in altri due casi lei riuscì a opporsi). Per poi sputarle in faccia e andarsene portandosi via il suo telefono. Solo a questo punto, lei scappò a casa della vicina che chiamò i carabinieri. L’imputato, difeso dall’avvocato Fabio Bottinelli, fornirà la propria versione dei fatti nella prossima udienza, a giugno del 2026, cioè una decina d’anni dopo i fatti.
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