IL PROVVEDIMENTO
No al sexy shop, il Comune risarcirà
Il Tar accoglie il ricorso contro l’ordinanza dell’ex sindaco Candiani che vietava aperture vicino alla chiesa

Il Tar si è pronunciato su una vicenda datata tre anni fa: quella cioè legata alla mancata apertura del sexy shop in via De Simoni.
Il Tribunale Amministrativo Regionale, accogliendo le istanze dei ricorrenti, ha sentenziato che il Comune deve pagare i danni quantificati in 5mila euro oltre alle spese legali che sono state individuate in circa 2mila e 500 euro. La storia comincia quando i titolari di un sexy shop, già proprietari di altre attività similari, decidono di aprire un negozio in città. Scelgono una zona centrale, precisamente in via De Simoni, a due passi dal Comune e poco lontano dalla chiesa prepositurale di Santo Stefano.
L’allora sindaco Stefano Candiani emise una prima ordinanza, con procedura d’urgenza, che vietava questo genere di attività se non fosse stata rispettata la distanza di un chilometro dai "luoghi sensibili". Uno di questi luoghi è appunto la chiesa. I titolari della futura attività non si scoraggiarono e presentarono ricorso, basato sulla convinzione che l’ordinanza in questione avrebbe reso "impossibile l’apertura del negozio nel territorio del Comune di Tradate, con grave pregiudizio del diritto alla libera iniziativa privata dei commercianti".
Alla prima ordinanza ne seguì un’altra a metà aprile. La questione era la medesima, cioè il divieto di apertura di questo tipo di attività nei presso di luoghi sensibili, ma con la postilla della temporaneità in attesa che, come è avvenuto successivamente, il Consiglio comunale approvasse la modifica del regolamento per mettere ordine alla materia. La seconda ordinanza, lo scorso anno, ha avuto esito favorevole dallo stesso Tar.
Quindi la sentenza che condanna il Comune a ripuresarcire i titolari del sexy shop per la mancata apertura, riguarda la prima ordinanza: "Che sono orgoglioso di rivendicare perchè emessa in difesa di certi principi che non ho alcuna intenzione di rinnegare", ha commentato l’ex sindaco e oggi senatore della Lega Nord appena a conoscenza della sentenza: "Ho dato allora un indirizzo politico che credo sia valido anche ora proprio perchè certi luoghi, come la chiesa, rappresentano valori imprescindibili per la nostra società". Candiani ha aggiunto: "Non sono a conoscenza, nel dettaglio, di questa sentenza ma Seprio che il Comune tenga il unto proprio per difendere certi principi".
Fra l’altro in quel periodo fu presa pure una decisione che riguardava la distanza da mantenere per un’eventuale apertura di sale giochi. Anche in quel caso si aprì un interessante dibattito. Resta, al di là di tutto, la sentenza del Tar e la cifra che il Comune deve sborsare: 7mila e 500 euro, una spesa di cui, viste le difficoltà che deve fronteggiare quotidianamente, l’amministrazione avrebbe fatto volentieri a meno.
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