CASO MACCHI
«Non ho rapporti con Cl»
Parla l’avvocato Vittorini, il cui cliente si è dichiarato autore della lettera “In morte di un’amica”. Nessun indizio prima della testimonianza in aula

Dice di essere «sideralmente lontano dal Cl», l’avvocato Piergiorgio Vittorini, lo stimato professinista di Brescia che potrebbe dare una svolta al processo per la morte di Lidia Macchi. Al legale un cliente ha detto di essere l’autore della lettera “in morte di un’amica”, il documento anonimo che secondo l’accusa è stato scritto da Stefano Binda, unico imputato al processo per la morte di Lidia. Scritto del quale Binda ha sempre negato di essere l’autore. A distanza di due mesi dalla “notizia bomba”, l’avvocato Vittorini dice di «volere sapere il meno possibile sul processo, proprio perché sarà chiamato a testimoniare, «Desidero essere assolutamente libero da ogni condizionamento».
Così legge pochi giornali e guarda poca tivù sull’argomento, in attesa di poter fare il proprio dovere, come aveva già annunciato, una volta che si troverà di fornte alla Corte d’Assise.
L’eco di qualche polemica però deve essere arrivata anche a Brescia.
Non ha certo bisogno di difendersi, il legale che per inciso ha un curriculum “chilometrico”, è docente universitario, autore di varie pubblicazioni e storico del patrono civile nei vari processi per la strage di piazza della Loggia. Però sottolinea che non ha mai «partecipato o condiviso alcun tipo di iniziative legate a Comunione e liberazione», e che gli unici “contatti” indiretti avuti con il mondo di Comunione e liberazione riguardano il fatto «che un collega del mio studio, purtroppo scomparso», era di Cl. Un modo per dire con rispetto ma anche con fermezza che non è un uomo del Movimento e che agisce semplicemente perché anche questo ruolo complicato fa parte del suo lavoro. Quello di tutelare l’identità di una persona che dietro la garanzia del segreto professionale ha detto «Ho scritto io quella lettera». Quindi non può averla scritta Stefano Binda.
Si tratta di un uomo o di una donna? E perché ha atteso così tanto tempo di prima farsi avanti? Perché la rivelazione è arrivata proprio alle prime battute del processo, dopo un anno e tre mesi di detenzione di Binda? Tutte domande al momento senza risposta. Almeno fino a quando l’avvocato Vittorini si presenterà al banco degli imputati.
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