IL DELITTO
Biggiogero uccide il padre
Ferruccio, 78 anni, ucciso in casa dal figlio Alberto, che era stato il superteste nel processo per la morte dell'amico di Giuseppe Uva.

Al culmine della lite ha impugnato un coltello da cucina e ha sferrato più fendenti, colpendo il padre a morte. Quindi ha preso il telefono e ha allertato i soccorsi, per poi confessare agli inquirenti quello che aveva fatto. La tragedia familiare è avvenuta nella serata di mercoledì 15 tra le mura di una palazzina di viale dei Mille, in un appartamento al secondo piano dell’edificio: a uccidere il papà, stando a quanto ricostruito finora, è stato il 42enne Alberto Biggiogero, per anni al centro delle cronache poiché considerato uno dei testimoni chiave nel processo sul caso di Giuseppe Uva, morto nel giugno 2008 all’ospedale di Circolo dopo un passaggio nella caserma dei carabinieri di via Saffi dove era stato portato in seguito a un atto vandalico. Ebbene, intorno alle 18 nel soggiorno dell’appartamento l’uomo avrebbe avuto un acceso diverbio con il padre Ferruccio, 78 anni, ex dipendente dell’Ufficio Iva, per quelle che gli inquirenti riconducono a questioni familiari: tutto sarebbe avvenuto nel giro di pochi attimi e – sempre in base alla prima ricostruzione ancora da confermare – Alberto avrebbe preso un coltello per poi raggiungere il papà e colpirlo con alcuni fendenti: i primi riscontri parlerebbero di tre coltellate al petto. In quel momento nell’abitazione c’era anche la mamma Bruna, pensionata ed ex dipendente di un maglificio, che non ha potuto in alcun modo evitare il peggio.
È stato poi lo stesso Alberto a comporre il 112 e a chiedere l’intervento dei soccorritori, che hanno quindi allertato a loro volta la Polizia di Stato. Sul posto, nell’abitazione di viale dei Mille 18, sono arrivate le pattuglie della Squadra Volante della Questura, un’ambulanza e un’automedica del 118: i sanitari non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell’anziano mentre il figlio, che nel frattempo non si sarebbe mosso dall’appartamento, avrebbe subito confessato di essere l’autore del delitto. Nell’appartamento sono quindi arrivati anche gli investigatori della Squadra Mobile e gli esperti della Scientifica, per compiere tutti i rilievi del caso, mentre il 42enne è stato accompagnato negli uffici della Questura in stato di fermo.
In viale dei Mille è giunto pure il medico legale e, al termine dei suoi rilievi, il cadavere è stato trasportato all’obitorio dell’ospedale di Circolo, a disposizione dell’autorità giudiziaria: quasi certamente infatti il sostituto procuratore della Repubblica di Varese Flavio Ricci, chiamato a coordinare le indagini, disporrà l’esame autoptico sulla salma per capire quali siano stati i fendenti rivelatisi fatali per l’anziano. La madre di Alberto, visibilmente scossa, è stata accompagnata negli uffici di piazza Libertà dagli investigatori della Mobile.
Il massiccio dispiegamento di mezzi di soccorso e delle forze dell’ordine ha richiamato l’attenzione di molti passanti, che si sono fermati davanti all’ingresso dell’abitazione per capire cosa fosse successo. A poca distanza dal cancello, al secondo piano dell’edificio, gli accertamenti sono proseguiti per alcune ore, con un continuo viavai di agenti.
Certo, il quadro della situazione che gli inquirenti hanno già composto sembra essere piuttosto completo, senza particolari punti oscuri: il principale nodo da sciogliere resta legato al movente ultimo, alla scintilla che ha innescato in Alberto Biggiogero una furia tale da trasformarlo nell’assassino di suo padre.
Altri servizi sulla Prealpina di giovedì 16 febbraio
© Riproduzione Riservata