La RACCOLTA
Occhio ai funghi velenosi
Già quattro in ospedale. I micologi Ats al lavoro contro i rischi. E in Ticino la proposta di tassare i “frontalieri dei porcini”

Caldo torrido intervallato a pioggia: un clima forse non ideale per il benessere quotidiano, ma prezioso per lo sviluppo dei funghi, che stanno vivendo una stagione da record dopo anni piuttosto tranquilli.
Tanto che anche agli sportelli Ats Insubria (l’ex Asl) si moltiplicano gli accessi dei cittadini in cerca di consigli sulla salubrità del raccolto.
L’abbondanza va di pari passo con l’aumento delle segnalazioni e la prudenza è d’obbligo, come ribadisce il coordinatore dei tecnici della prevenzione Ats, Giovanni Redaelli: «In effetti stiamo vivendo una stagione con una fruttificazione molto più intensa rispetto agli anni passati. Le chiamate e gli arrivi ai nostri sportelli sono in netto aumento: abbiamo già svolto 150 certificazioni da giugno sul territorio di Varese e Como. In passato eravamo abituati a tempi diversi: i tipici funghi del Varesotto arrivavano in autunno, da fine settembre, mentre quest’anno sono spuntati prima e non soltanto in alta quota, ma anche in pianura. Caldo e pioggia hanno cambiato le condizioni favorendo questo fenomeno».
Da tempo quindi è già partita la corsa in particolare ai pregiati porcini, anche se non sempre è facile distinguere le varie specie per casi frequenti di somiglianza: «Gli sportelli sono aperti in determinati orari ma nel caso possiamo ricevere in via eccezionale, perché davanti al sospetto di funghi nocivi bisogna essere molto prudenti e agire prontamente - prosegue l’esperto -. Diamo la nostra massima disponibilità, ci sono parecchie insidie nel consumo: infatti in quattro casi abbiamo dovuto già allertare il Pronto soccorso per sospette intossicazioni alimentari».
«La collaborazione - aggiunge - con gli ospedali consente di avere micologi attivi 24 ore su 24 per collaborare con il Centro antiveleni nell’immediatezza dei fatti. Il nostro consiglio, soprattutto nel caso di escursioni sporadiche non compiute da esperti, è di far sempre controllare quanto viene raccolto».
«Molto spesso - prosegue l’esperto - anche i boleti si confondono con altri esemplari simili: se si è fungaioli esperti con una lunga passione alle spalle, si è più sicuri, se invece c’è anche il minimo dubbio nel ritrovamento casuale o in caso di poca esperienza, non bisogna esitare a rivolgersi ai nostri tecnici, visto che la presenza è garantita anche al di fuori degli orari d’ufficio».
È già accaduto che alcuni cestini portati all’Ats risultassero di tutt’altra natura rispetto a quella ipotizzata a prima vista: un occhio esperto, infatti, sa riconoscere tutte le caratteristiche. In caso negativo, si scarta il raccolto non commestibile e si mette in guardia dal consumo anche di altri funghi eventualmente cotti insieme, visto che le sostanze si diffondono. Meglio buttare via tutto.
«Il nostro scopo non è quello di creare allarmismo - conclude Giovanni Redaelli -. Ma sarebbe sempre opportuno avere il parere di un esperto».
E intanto, in tema di funghi, c’è qualcosa che si agita oltre frontiera. Dopo il “prima i nostri lavoratori”, potrebbe arrivare ora “prima i nostri fungiatt”. Non è questo lo slogan preciso ma ben potrebbe riassumere la volontà espressa da Piero Marchesi, sindaco ticinese di un paesino a ridosso del luinese - Monteggio - e deputato dell’Unione Democratica di Centro (UDC), partito conservatore svizzero di maggioranza relativa.
Il messaggio è qualcosa di più di una boutade estiva perché è invece rivolto direttamente al parlamento ticinese: in sostanza si chiede di tassare coloro che attraversano la frontiera per andare a prendere funghi in Ticino, gli italiani.
Secondo quanto scrive sotto forma di mozione, al politico ticinese non va proprio giù la raccolta gratuita di porcini, chiodini ,gallinacci e mazze di tamburo. Arrivano - riassume nel suo ragionamento - raccolgono e vanno via senza nemmeno consumare un caffè in un esercizio pubblico con tanto di lagnanze e frustrazione degli attori economici del territorio di frontiera come ristoranti, bar o alberghi.
Il nodo sta nel fatto che in Ticino la raccolta è libera mentre in alcune parti italiane esistono patentini e vincoli che vengono bypassati magari proprio attraversando aree del luinese fitte di boschi, notoriamente ricche di funghi.
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