LA TRAGEDIA
Oggiona sotto shock per la morte di Massimo Bianchi
Commozione in paese e nell’azienda in cui lavorava: «Era un esempio»

Ieri mattina, mercoledì 7 febbraio, alle 11, le campane della chiesa di Santo Stefano hanno suonato a morto per ricordare Massimo Bianchi. La notizia della sua scomparsa in seguito al tremendo incidente stradale di martedì 5 febbraio a Gornate, si è diffusa rapidamente a Oggiona, lasciando un vuoto profondo non solo nella comunità ma anche al pastificio Scoiattolo di Lonate Ceppino, dove Bianchi lavorava da nove anni e da cui, martedì sera, stava tornando a casa in macchina dopo il turno di lavoro.
IL RICORDO
In azienda, è il general manager di Scoiattolo, Massimiliano Di Caro, a ricordare Massimo Bianchi: «Era un grande lavoratore, un ragazzo molto disponibile e molto aziendalista. Purtroppo, abbiamo appreso della sua scomparsa questa mattina (ieri, ndr) da suo padre e siamo rimasti scioccati. C’è un grandissimo dispiacere perché era un esempio». Non solo l’azienda dove lavorava, ma anche la comunità di Oggiona ha unanimemente riconosciuto Massimo Bianchi come «un esempio da seguire».
LA VICINANZA ALLA FAMIGLIA
Tutto il paese si è stretto attorno alla famiglia del proprio concittadino e del papà Renzo, molto attivo in paese e iscritto al gruppo locale degli Alpini; nonostante non fosse formalmente tesserato, anche Massimo spesso si univa alle attività e alle iniziative delle penne nere, contribuendo così al suo spirito solidale e alla coesione della comunità locale. «Parliamo di una famiglia di bravissime persone ed esempi da seguire», afferma il capogruppo degli Alpini oggionesi, Daniele Guerini, che si è unito al coro di coloro che ricordano con affetto Massimo.
GLI AMICI
Il ricordo di Massimo è vivo anche tra gli amici e i conoscenti, che lo ricordano non solo per le sue qualità umane o la sua dedizione al lavoro, ma anche per le sue passioni, tra cui i motori e le macchine elettriche telecomandate che spesso faceva correre nei boschi dell’oggionese vicini a casa. A questi hobby, si aggiunge anche la sua grande passione per il calcio e per l’Inter, di cui era un tifoso sfegatato. «Massimo era veramente un bravo ragazzo - prosegue Guerini - una persona dedita al lavoro e benvoluto dall’azienda. Non credo esista cosa peggiore di perdere la vita tornando dal lavoro».
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