IL PROCESSO
Olgiate Olona: condannato per un trita tabacco
Diciannovenne aggredì un giovane al parco. Otto mesi in appello

Litigare per un grinder trita tabacco rischiando di fare molto male al rivale e con la prospettiva di finire per un bel pezzo in galera. Per fortuna, la sera del 24 giugno di ormai cinque anni fa al parco Opai di Olgiate Olona la tragedia fu solo sfiorata.
Sì, un olgiatese, all’epoca ventiquattrenne, riportò una profonda ferita lacero-contusa alla schiena, perdendo parecchio sangue, ma non fu mai in pericolo di vita. Così il suo feritore, A.B., anche lui olgiatese, che aveva poco più di 19 anni, fu indagato “solo” per lesioni aggravate e porto abusivo d’arma.
Il processo di primo grado davanti al giudice monocratico del Tribunale di Busto Arsizio si è concluso con una sentenza di condanna a otto mesi di reclusione: il giovane è stato riconosciuto colpevole dell’aggressione, mentre è stato prosciolto dall’accusa di porto abusivo d’arma. Per il semplice motivo che l’arma in questione, un coltello, nessuno l’ha vista, né l’ha mai trovata. La sentenza di primo grado ha retto quasi integralmente al vaglio dei giudici della terza Corte d’Appello.
In vero, il collegio d’appello ha scelto di riformare quanto deciso in primo grado riguardo all’anticipo sul risarcimento da riconoscere alla parte offese. La Corte ha infatti stabilito di ridurre la provvisionale da 50mila a 20mila euro. Mentre è stata irremovibile sull’atto di impugnazione del difensore dell’imputato che puntava al bersaglio grosso: il riconoscimento della legittima difesa. «L’imputato che ha colpito più volte la persona offesa», si legge in sentenza. «La sua condotta ne attesta la volontarietà e lo rende consapevole dell’aggressione».
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, a fare da miccia all’aggressione fu un trita tabacco. A dire della vittima, sarebbe stato lui a prestarlo al suo futuro aggressore. Quando venne però a sapere che A.B. aveva detto a un amico comune che quell’oggetto era suo, andò su tutte le furie. Chiamò la fidanzata del rivale, con cui in passato era stato assieme, e lo invitò al parco per un chiarimento. Niente di cavalleresco, intendiamoci. Perché non ci furono che insulti, pugni et similia. Fino a quando il 24nne non cadde e fu ferito alla schiena. Sul momento si pensò a una lama; a sentire l’imputato fu invece un pezzo di vetro trovato per caso sul posto e impugnato come se fosse un’arma.
L’imputato fu indagato “solo” per lesioni aggravate
© Riproduzione Riservata