L’INCHIESTA - 2
Olona, quelle sorgenti di acqua pura
Dalla Rasa alla diga dei Mulini di Gurone: la natura regala scorci inattesi e bellissimi, ad esempio quello sul ponte di Vedano

Viaggio lungo l’Olona, capitolo 2. Per chi è abituato a vedere scorrere l’Olona tra fabbriche e palazzi, una gita alle sorgenti è un po’ come un ritorno alle origini, a quell’innocenza e purezza che l’uomo ha tolto al fiume. Diciamo subito che l’esperienza non è così scontata: intanto bisogna decidere a quale sorgente fare riferimento, quella all’Alpe Navetta che poi genera la cascata sopra le Grotte di Valganna o quella alla Rasa di Varese (per restare alle due principali)?
IN PRINCIPIO ERA LA RASA
Fedeli all’iconografia si parte dalla Rasa, ed ecco la prima sorpresa: il villaggio Cagnola, nel cui perimetro si trova la sorgente del fiume, è chiuso da tempo perché un temporale ha reso pericolanti diversi alberi del parco. Poco male, la rete è divelta in più punti ed entrare non è un problema. Come non è un problema superare il cancelletto che chiude il pozzo e scendere sottoterra, dove di solito l’acqua affiora in fresche pozzanghere.
Quest’estate invece le cose stanno diversamente: la siccità si fa sentire, il fondo del pozzo è asciutto. L’acqua comincia a zampillare nel tunnel che la porta a vedere la luce una ventina di metri più a valle, dove si ferma in piccole pozze fresche e pulitissime. Un torrente di montagna che prende dignità di fiume più o meno all’altezza del parco di villa Toepliz per poi perdere purezza già verso Belforte, dopo essere passato accanto ai muri di vecchie fabbriche.
LA GRANDE BELLEZZA
Fino a Malnate l’Olona incrocia il suo corso con le strade statali, la vista dal greto regala scorci davvero interessanti. Basti pensare al ponte delle ferrovie Nord di Vedano, che da oltre un secolo sovrasta la valle con i suoi archi circolari. All’altezza di Bizzozero però le cose cambiano, perché il fiume cominci a fare paura. L’Olona è da sempre caratterizzato (o caratterizzata, il dubbio non è ancora sciolto) da una portata molto variabile: in media in questo tratto siamo sui 2,3 metri cubi d’acqua al secondo, che però possono scendere fino a 0,05 (il record nel 1950) o salire fino a 48,1 (nel 1951), generando esondazioni disastrose tanto per le imprese che per l’abitato (nell’arco del Novecento se ne sono contate una dozzina). Ecco perché, dopo decenni in cui il progetto era stato tenuto nel cassetto, sul territorio di Malnate è stata costruita la diga che vista in questi giorni di magra sembra inutile, ma che di fatto dal dicembre 2009 garantisce sonni più tranquilli a chi abita e lavora a valle del fiume.
DIGA DA 23 MILIONI
Giusto a monte della diga ci sono i Mulini di Gurone, che meritano qualche considerazione. Quando la diga sbarra il fiume, l’acqua occupa un invaso che si estende per centinaia di metri. Al centro di questo invaso ci sono cascine che i progettisti hanno pensato di salvare creando un terrapieno circolare che è scavalcato da una strada che in caso di necessità può essere chiusa da una sbarra. Un sistema di pompe garantisce poi alle cascine la certezza di restare sempre all’asciutto. Costo complessivo dell’opera (diga compresa), 23 milioni di euro. I primi che oggi si chiedono se fosse necessario sono proprio i residenti: «Qui allora c’era una sola famiglia - dicono quelli che sono arrivati dopo -. Ma va bene così, la diga comunque bisognava farla». Pochi metri più a valle, dal fiume si leva già quell’odore acre che accompagnerà il resto del viaggio.
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