MUSICA
Calibro 35: il nostro omaggio a Morricone

«Morricone è sempre stato molto avaro di aneddoti. A parte il documentario dell’ultimo periodo e una lezione al Centro Sperimentale di Cinematografia, continuiamo a scoprire dettagli sulla sua vita anche adesso». Nelle parole di Massimo Martellotta, chitarrista dei Calibro 35, si intuisce tutto il fascino della musica del grande Ennio. E anche l’indagine intrapresa dal quintetto romano nel suo ultimo album, Scacco al Maestro – Volume 1. Parte di un omaggio morriconiano che riguarda passato, presente e futuro del gruppo.
La band strumentale, completata da Enrico Gabrielli alle tastiere, Luca Cavina al basso, Fabio Rondanini alla batteria e Tommaso Colliva alla produzione, ha sempre avuto in Morricone un riferimento artistico. «Il progetto è nato nell’arco di 15 anni di vita dei Calibro – spiega Martellotta – perché il primo pezzo che abbiamo registrato insieme è stato Trafelato. È stata la summa della nostra frequentazione sul suo materiale anche grazie a progetti speciali e concerti appositi. Avendo questo lavoro fresco sotto le dita, ci siamo chiusi in studio e abbiamo registrato. Tutto ciò prima che ci lasciasse: il disco ha almeno due anni di cassetto».
Ricerca, ma anche divertimento: «Il titolo richiama la passione di Morricone per gli scacchi. Poi ci piaceva l’idea che fosse un gioco con il suo materiale, una specie di sfida con i guanti bianchi molto bonaria sull’affrontare il repertorio di un gigante della colonna sonora e della composizione».
Un repertorio sterminato, ma la cui selezione «è stata molto naturale e svoltasi nel tempo. Ad esempio Svegliati e Uccidiè un brano che avevamo fatto solo a metà. Non è stata una scelta a tavolino. Per indole siamo andati su cose meno note: lo Spaghetti Western lo abbiamo ascoltato per la prima volta poco fa». Proprio al mondo del western appartengono i feat di Matt Bellamy e Diodato, interpreti del fischio di Alessandro Alessandroni e della voce-strumento di Edda Dell’Orso.
«Tommaso ha lavorato coi Muse e abbiamo chiesto a Bellamy di fare L’arena, che utilizzano durante i concerti. È un pezzo che in Italia è meno famoso rispetto all’estero, dove è un cliché su Morricone. Matt si è prestato a fare chitarra e fischi. Con Antonio ci è capitato di collaborare sia come singoli sia come Calibro. Quando ti confronti con un mostro sacro come Dell’Orso, farla fare a un’altra donna sarebbe come combattere sullo stesso terreno. Diodato, che oltre a essere un ottimo autore è un cantante fenomenale, si è prestato a fare anche lo strumentista».
Nell’album sono presenti Trafelato e Una stanza vuota, già comparsi nell’omonimo lavoro d’esordio del 2008. «Sono due momenti emblematici – riflette Martellotta –: un inizio timido anche come ricerca sonora, molto a fuoco ma più acerba e spontanea, meno consapevole. Adesso sembrano una la versione Atmos dell’altra. Nelle intenzioni è come se una fosse in HD e l’altra in SD. Chi è curioso può fare questo piccolo time travel».
Il progetto si arricchirà presto di un nuovo volume. Forse non l’unico: «Vireremo su cose più oscure e soprattutto su timbri differenti, per dare una panoramica ampia anche su questo aspetto».
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