TURISMO
Camminare in un museo naturale a cielo aperto

Nel bel mezzo di una delle zone industriali più importanti d’Europa, che ha portato benessere ma, in passato, ha lasciato anche diversi danni sull’ambiente, c’è un’area che è rimasta pressoché incontaminata. Qui, specialmente in primavera, quando ancora l’afa non avvolge tutto, si possono compiere delle splendide passeggiate, scoprendo l’essenza naturale della provincia di Varese, dove la natura e gli interventi dell’uomo vivono ancora in armonia.
Si tratta delle Piane viscontee, situate tra il lago di Varese e il parco del Ticino: un luogo talmente pregiato da meritare l’attenzione per un progetto chiamato Ecomuseo delle piane viscontee del Varesotto che comprende i paesi di Galliate Lombardo, Azzate, Daverio, Crosio della Valle, Brunello, Sumirago, Mornago e Jerago con Orago.
«In questi luoghi - spiega il coordinatore Stefano Biondaro - ci sono delle caratteristiche in grado di regalare un paesaggio particolare: le colline prealpine, che raggiungono un limite massimo di 460 metri, sono infatti intervallate da piane rimaste fuori dall’urbanizzazione particolarmente intensa del boom economico. Oggi, quindi, si è pensato di valorizzarle con un progetto storico, culturale e paesaggistico, trasformando il territorio in un ecomuseo».
E, come in museo, dove si presentano delle opere d’arte, in questo caso, i capolavori sono disegnati a quattro mani: dalla natura e dall’uomo: «Percorrendo le piane – aggiunge l’architetto varesino – ci si trova davanti a vero e proprio un museo che valorizza diversi elementi diffusi: cappelle votive, centri storici, chiese, edifici particolari, scorci paesaggistici, collegando due realtà Unesco e sfiorandone altre, come il Sacro Monte di Varese e una candidata a entrarci, come il Panperduto».
Queste terre hanno avuto un ruolo apparentemente secondario nella storia economica dell’ambito geografico varesino ma, con il passare del tempo, l’erosione del territorio agricolo in favore dell’urbanizzato, insieme alle mutate esigenze della società contemporanea, stanno tornando ad avere un ruolo centrale. Per valorizzare questo scrigno di bellezze, si sono realizzati o si stanno pensando degli itinerari di collegamento, essenzialmente collegati da strade bianche e in alcune parti da sentieri e gippabili da percorrere in bicicletta oppure a piedi.
«Ogni Comune – aggiunge Biondaro - ha pensato a uno o più itinerari ad anello», vale a dire quelli più apprezzati dagli escursionisti, perché permettono di vedere più luoghi e scorsi lungo un unico percorso. «E poi da questi percorsi sono stati ricavati degli itinerari più lunghi sulle direttrici nord-sud ed est-ovest».
Nelle Piane viscontee la natura domina col sambuco, il castagno e tante altre essenze dove vive una fauna composta da cinghiali, caprioli, uccelli e volpi, regalando all’uomo anche uno dei prodotti prealpini più amati: il miele d’acacia. «Pensiamo al paesaggio - dice ancora l’architetto Biondaro - come una trasfigurazione della storia e abbiamo quindi l’obiettivo di consolidare l’immagine e promuovere un’identità alle piane, attraverso azioni che valorizzino i beni materiali e immateriali presenti nel territorio, attraverso il coinvolgimento delle associazioni e delle realtà economiche. Perché vogliamo rovesciare il punto di vista storicamente consolidato che vede questo territorio come una risorsa economica da asservire unicamente al servizio della residenza e della produzione».
All’interno delle piane gli elementi longitudinali sono rappresentanti dal torrente Strona a ovest il torrente Montano-Gobbia-Bagnoli a est, intercettando in un reticolo di emozioni i centri storici e le molteplici bellezze paesaggistiche (cascine storiche, chiese, alberi storici, particolari punti di osservazioni). Ogni elemento è organizzato su un sistema di strade agresti e percorsi, che messi a sistema possono essere il vero valore aggiunto sia per chi frequenta questi spazi a fini lavorativi, ludico-ricreativi, educativi, e molto altro.
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