ARTE
Carlini tra grandi sculture e installazioni

«È un’emozione per me aprire un forno: è lui l’ultimo artefice e io non so cosa abbia fatto». Sono le parole di Maria Cristina Carlini, nel docufilm realizzato nel 2020 da Storyville visibile nella mostra Maria Cristina Carlini. La forza delle idee, allestita fino al 12 giugno alla Fondazione Stelline di Milano con la curatela di Vittoria Coen.
La scultrice varesina è un donna minuta e fine, ma rivela a una forza straordinaria nel corpo a corpo con la materia, dai tronchi d’albero al legno di recupero, ma anche gres, ferro, lamiera e acciaio corten. Li plasma e li modella, li combina tra loro, a volte aggiunge inserti in foglia oro. Come scriveva Elena Pontiggia «nella sua interpretazione e nella sua poetica, il monumentale si dimostra improvvisamente vulnerabile. L’imponenza e l’energia che sprigionano le grandi opere dell’artista si incrinano in qualche punto e mettono a nudo inaspettate fratture: zone sensibili e indifese si aprono nella perentorietà delle colonne di ferro, squarciano una rotonda corazza armillare».
La mostra milanese ripercorre l’intero percorso artistico di Carlini. A cominciare da Scudi, un’installazione del 1998 mai esposta e composta da tre alti pali in ferro interrotti da moduli policromi che assumono una valenza totemica intima e antica. Filemone e Bauci (2021) è una scultura formata da due grandi dischi di legno di recupero impreziositi da rivoli e “spugnature” d’oro, incastonati in una struttura in ferro che li sostiene e li custodisce immobili in un tempo sospeso. Evocano la terra e la sua forza, le due colonne tortili di grès e ferro, di Castore e Polluce (2022). Infine, da vedere fino al 30 settembre le sculture monumentali sul prato del Chiostro della Magnolia.
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