LIBRI
Enrica Bonaccorti torna al Condominio
E’ uscito il nuovo capitolo delle avventure di Cico
«In tutto quello che scrivo c’è sempre qualcosa di me, c’è Cico e la sua ironia, c’è Ada e la sua autonomia, o almeno la mia aspirazione a queste doti. Sono affezionata a loro: prima con Il Condominio ora con Condominio, addio! mi hanno fatto tanta buona compagnia, leggerezza e sorrisi». Compagnia, leggerezza e sorrisi che Enrica Bonaccorti spera abbiano portato anche a chi la legge. Anzi: ne è certa. Una delle “signore” della tv italiana, conduttrice amata dal pubblico, la scrittura l’ha sempre frequentata: paroliera di canzoni indimenticabili come La lontananza e Amara terra mia, curatrice di rubriche su giornali, torna alla narrativa con Condominio, addio! (Baldini+Castoldi), il secondo capitolo delle avventure, appunto, di Cico, l’originale misantropo dal cuore d’oro, stravagante nobile trentaseienne, e della sua tartaruga Ada.
Se in Il condominio, pubblicato sempre da Baldini+Castoldi nel 2019, il protagonista lasciava il palazzo di famiglia per spostarsi in un condominio, ora sembra invece disposto a cambiare non solo l’indirizzo di casa. Un romanzo ironico e imprevedibile, leggero e drammatico al tempo stesso, tra attacchi di “fantasticheria”, incontri dettati dal destino e scoperte disarmanti che la stessa Bonaccorti ha ammesso essersi divertita tanto a scrivere, con quel Cico che, pur con tutto il suo cinismo, è un portatore di allegria.
E un amore per la scrittura che nasce da lontano, da quando era ragazzina, e che fa dell’ironia nei romanzi uno dei suoi cardini. «C’è chi si distrae e si carica in palestra – spiega a questo proposito Enrica Bonaccorti -, chi si rilassa e si emoziona con una passeggiata in montagna, chi trova pace nello shopping: io mi distraggo, mi carico, mi rilasso, mi emoziono e trovo pace scrivendo. Da quando ho imparato non ho più smesso. I primi raccontini a 8 anni, i primi soldi li ho guadagnati a 13 anni e a 15 scrivendo e vincendo borse di studio con cui mi comprai il giradischi e la vespa. Quando mi blocco e non riesco ad andare avanti, mi sento come una cantante che si sveglia senza voce. Scrivere per me è un’esigenza, così come l’ironia, che mi salva dalla melanconia e ridà la giusta misura alle cose. La consiglio a tutti, soprattutto l’autoironia».
Alla narrativa la vincitrice della Maschera d’Argento per la radio, di tre Telegatti per la televisione e dei premi Flaiano, Penne pulite e Guidarello per l’attività giornalistica era già approdata con La pecora rossa e L’uomo immobile, inserito dal Ministero della Salute fra i testi che hanno “più correttamente divulgato una sindrome clinica”.
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