Niccolò Fabi canta con la «Libertà negli occhi»

Al di là di quegli stupidi agonismi musicali che sicuramente anche lui guarda con sospetto, se dovessimo conferire una palma al merito a Niccolò Fabi sarebbe quella che attesta la sua arte cantautorale come un’immersione in un mondo raffinato ma allo stesso tempo strettamente legato alla quotidianità, una riflessione intellettuale che si unisce a una conoscenza profonda dei magnetismi che la musica sa mettere in gioco. Il recente album Libertà negli occhi, protagonista di un tour teatrale che passerà per il Teatro Arcimboldi di Milano sabato 11 e domenica 12 alle 21, testimonia un dualismo tutt’altro che manicheo, ma anzi strutturalmente integrato nella ricerca professionale del cantante e strumentista romano. Fabi ha volutamente scelto la riservata ambientazione di alcuni delle più prestigiose platee italiane. Un po’ anche per tornare a quella che lui definisce la «realtà emotiva reale e condivisa» tipica dell’esperienza musicale. L’anno scorso, il cantautore era infatti tornato a esibirsi insieme a Max Gazzè e Daniele Silvestri, amici e storici compagni di uno dei trii magici della canzone italiana, in una reunion culminata a luglio con uno show al Circo Massimo di Roma che registrò 50mila biglietti venduti. Un momento forte, ma che certo non puntava sull’introspezione. Questa l’ha ritrovata ricoprendo successivamente un ruolo in parte inedito, quello di turnista nel progetto Discoverland in cui ha affiancato Roberto Angelini e Pier Cortese, altri esimi esponenti della scena capitolina con cui Fabi collabora abitualmente. Ma poi il richiamo della ‘sua’ musica ha prevalso e Libertà negli occhi è stato il frutto di una residenza artistica che sta trovando proprio in sedi come l’Arcimboldi il suo habitat ideale. Il disco si apre con una sperimentazione quasi avanguardistica tra post-rock, ambient ed elettronica. Nei quattro minuti scarsi di Alba Fabi recita difatti un solo, visionario verso che ha tutti gli stilemi di un concept o di un programma: «io sto, nella pausa che c’è, tra capire e cambiare». L’arrangiamento essenziale e tipicamente fabiano di L’amore capita, che termina tuttavia con una lunga coda strumentale, introduce uno dei temi portanti dell’album, ripreso nella successiva Casa di Gemma e in Al cuore gentile, una libera parafrasi della poesia stilnovistica di Guido Guinizzelli. Non si parla però di solo amore. Aqua e Custodi del fuoco contemplano la capacità del tempo di scorrere e modificare percezioni e relazioni. Nessuna battaglia invita a una ricerca interiore basata sull’accettazione della trasformazione piuttosto che sulla testardaggine. Da sempre appassionato di scrittura oltre che di musica, Fabi la omaggia in Chi mi conosce meglio di te, toccante brano co-scritto dal già citato Angelini. La title-track evoca infine le semplicità della giovinezza senza alcun filtro passatista, ma tentando invece di recuperarne l’autenticità per declinarle secondo le necessità dell’età adulta. A fianco dei nuovi brani Fabi ha inoltre curato alcuni nuovi arrangiamenti del suo repertorio pluridecennale, che saranno presentati a Milano in una veste intima, intensa e minimale.
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