TRA STORIA E FEDE
La chiesetta abitata dai Re Magi
A Sesto Calende un gioiello da scoprire

In terra lombarda, ma sul confine col Piemonte, dove il Lago Maggiore si stringe, si stringe e si stringe, diventando il Fiume Ticino. E nel bel mezzo di questa danza dell’acqua sorge Sesto Calende: una città e dei luoghi dove la natura è stata generosa, offrendo paesaggi tra colline e montagne, dove il Monte Rosa “veglia” su tanta bellezza. Il racconto della storia di Sesto Calende, dall’età del ferro a oggi, è la conferma della sua peculiare posizione geografica. Tutto partì nella Preistoria con la cultura di Golasecca, per poi vivere altre epoche gloriose testimoniate dalle chiese del periodo romanico e dalle vestigia tardo-medievali ancora presenti. Mentre più recentemente il tocco dell’uomo è raccontato dal ponte di ferro sul Fiume Ticino e poi dalla storia industriale delle vecchie fabbriche storiche del vetro e dell’aeronautica. A Sesto Calende l’antico e il moderno convivono in un’armonia dove spicca, per esempio, l’oratorio di San Vincenzo. Si tratta di una piccola chiesa ora sconsacrata ad aula unica absidata, realizzata tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo. I pregiati affreschi del Quattrocento e del Cinquecento presenti nella chiesetta e i reperti archeologici risalenti a epoche anche precedenti, testimoniano come quest’area sia stata, nel corso dei secoli, un importante luogo di culto. Detta anche “dei Re Magi”, raffigurati sulla parete destra, questa chiesetta fu edificata probabilmente sui resti di precedenti edifici pagani o tardo romani. Nei secoli rappresentò un importante luogo di culto e di riferimento per la popolazione della zona, e, data la sua posizione isolata, funse a più riprese da lazzaretto, in occasione delle grandi pestilenze fino all’ultima epidemia di colera del 1884. Grazie all’arrivo della bella stagione e al Museo di Sesto Calende, l’Oratorio di San Vincenzo è visitabile ogni prima domenica del mese dalle ore 10 alle 12 fino al 2 ottobre. Esternamente l’abside ripete alcuni motivi ornamentali delle absidi della vicina chiesa di San Donato, distante poche centinaia di metri, come gli archetti in cotto e pietra. Quest’ultima è invece il principale monumento di Sesto Calende, edificato tra il IX e X secolo attiguamente all’Abbazia, attualmente scomparsa. È una chiesa a tre navate sui cui muri interni ed esterni sono presenti elementi di precedenti edifici cristiani e pagani. Delle tre absidi originarie ne rimangono due che, assieme alla torre campanaria, attribuiscono una grande valenza architettonica all’edificio. San Donato si trova presso un nucleo di cascinali e vecchie abitazioni, tuttora relativamente incontaminato e dove, secondo una ricostruzione molto convincente, sorgeva, presso un’insenatura (oggi interrata) il porto di Sesto, dove le barche pagavano i tributi dovuti per la navigazione. La dedica a San Donato, vescovo di Arezzo martirizzato, ha suggerito ad alcuni storici di ipotizzare che un gruppo di guerrieri longobardi, migrati per ragioni politiche e strategiche dalla Toscana, avessero voluto in questo modo ricordare un santo a loro caro. Con ogni probabilità, Liutardo, vescovo di Pavia fra l’841 e l’864, ricevette in dono dagli imperatori Lotario e Ludovico II le terre e il porto di Sesto e, quindi, il prelato decise di insediarvi una comunità monastica che divenne molto florida in tutta quest’area del Verbano. La basilica di oggi, invece, è frutto di una radicale ricostruzione di epoca romanica ed è arricchita da numerosi affreschi di epoche diverse. Tra misteri, leggende e ricostruzioni storiche, questi due gioielli religiosi di Sesto Calende sono accomunati da un’unica certezza: meritano assolutamente una visita.
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