CUCINA
Lambrusco, il buon bicchiere che apre l’estate
E’ il vino italiano più esportato al mondo

Lambrusco. Solo pronunciarne il nome crea convivialità. Il pensiero vola subito ad un bel bicchiere di vino: frizzantino, fresco e leggero, color rosso rubino e dal profumo inconfondibile. Qualche fetta di pane, un piatto di salumi e la festa è servita in tavola. È il vino italiano più esportato al mondo. E tra poco si celebrerà il Lambrusco Day. La data da segnare sull’agenda è quella del 21 giugno: coincide col solstizio d’estate e dà il benvenuto alla bella stagione. Quale miglior occasione per festeggiare con un bel calice di vino? Un rosso con le bolle che non è certo cosa comune.
Il nome lambrusco deriva dal latino “labrusca” che significa: “che cresce incolta ai margini dei campi” e si trovano testimonianze di questo vino sin dall’antichità. I Romani producevano da questa vite un vino frizzante e un aceto molto apprezzati dal popolo ma furono i Longobardi a dare una svolta decisiva al prodotto, influenzando l’alimentazione e la cucina emiliana con cibi molto più grassi di quelli consumati fino ad allora: le note piacevolmente frizzanti di questo vino servivano quindi a smorzare la pesantezza del pasto, favorendo la digestione con le sue gradevoli bollicine ed un’alcolicità contenuta.
Il lambrusco nasce da una pluralità di territori, che abbracciano la collina, l’alta e la bassa pianura, le terre segnate dal fluire del Po: Modena, Reggio Emilia, Parma, Mantova sono le “case” del lambrusco, ognuna con le sue tradizioni e la sua identità. Per troppo tempo considerato un vinello facile, più simile a una bibita gassata, in realtà si tratta di un prodotto da conoscere e degustare con attenzione, la cui complessità nasce già dal nome, che si riferisce a una pluralità di tipologie.
Tra queste le principali sono il Sorbara, il Grasparossa, il Salamino, il Marani, il Maestri, il Montericco, il Groppello Ruberti e l’Ancellotta. I due più noti sono sicuramente ilGrasparossa di Castelvetro, più intenso, da abbinare a primi piatti, carni e formaggi stagionati, e il Sorbara, più delicato, perfetto per piatti di pesce, salumi o formaggi freschi leggeri. Il Grasparossa ha un colore rubino intenso, una spuma violacea, il profumo inconfondibile di frutta e il sapore ben intenso, con un’acidità equilibrata e leggermente fruttato. Il Sorbara invece ha un colore diverso, sui toni del rubino chiaro, la cui spuma è quindi più rosea, il profumo è più finee fresco, con delle note di violetta e in quanto al sapore si distingue per la sua delicatezza, seppur nella sua sapidità leggermente acidula e fruttata. Un arcobaleno di colori e consistenze quello del lambrusco, con una grande dote: quella di riuscire sempre a strappare un sorriso a chi lo assaggia.
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