ARTE
Soffiantino tra oggetto e indefinito

«La Pittura di Soffiantino apre porte e le socchiude. Osserva il reale e lo trasfigura. Offre domande e non dà risposte». Queste le parole di Luca Beatrice curatore con Michele Bramante e Adriano Olivieri di Soffiantino. Tra oggetto e indefinito in corso alla Fondazione Ferrero ad Alba, da considerarsi il più esaustivo riconoscimento dedicato al suo lavoro e il progetto espositivo dedicato all’artista.
Le oltre cinquanta opere in mostra strutturano un percorso articolato in sette sezioni. Si va dagli esordi caratterizzati da distinti caratteri informali, per proseguire verso un periodo dove gli elementi della natura si animano di dettami iconici sino ad arrivare alle opere della maturità dei primi dieci anni del Duemila.
Giacomo Soffiantino (Torino 1929-2013) si avvicina alla pittura da autodidatta. Diplomatosi da privatista al Liceo Artistico di Torino, si iscrive nel ‘49 all’Accademia Albertina seguendo i corsi di Maestri quali Felice Casorati e Francesco Menzio e quello di incisione diretto da Marcello Boglione. Terminati gli studi inizia ad insegnare presso l’Istituto Fontanesi della sua città. In seguito aderisce al gruppo degli “ultimi naturalisti”, pensato dalla autorevole figura di Francesco Arcangeli. Il primo importante riconoscimento arriva nel 1956 con l’invito alla Biennale di Venezia. Nel ‘58 partecipa alla sua seconda Biennale per essere di nuovo presente nel ‘64.
Nel frattempo si susseguono riconoscimenti e momenti espostivi sia in prestigiose gallerie sia in luoghi istituzionali. Le origini pittoriche di Soffiantino appaiono ben presenti nel primo spazio della mostra, dove le fisionomie degli oggetti, definiti da intense pennellate, dipanano la loro essenza sulla superficie circostante. Lo stretto rapporto con le atmosfere di Venezia lo porta ad attenuare l’intensità dei colori virando verso tonalità modulate da luci e ombre in stretta connessione tra loro.
Due spazi sono dedicati a definire il rapporto tra natura e luce dove Lo scoglio e Lago nell’ombra divengono scenari vividi di intensità informale; in tali opere la luce si diffonde in continue sfumature via via sempre più tenui sino a circoscrivere l’idea di un irraggiungibile infinito. Gli eventi della vita intima e della storia definiscono il capitolo Esistenza.
Ricorrono inoltre tematiche esistenziali come il rapporto tra la vita e la sua fine, ma anche accadimenti di respiro corale come in Alluvione del 1995 sino a Musulmani: Olocausto doppio riferimento alle migrazioni e agli stermini compiuti nei campi di concentramento nazisti. La razionalità dello spazio concentra la sua essenza nel periodo definito Continuità dove si crea un intenso rapporto tra la figura e il proprio luogo di appartenenza.
Il percorso espositivo trova compimento nella sezione Epilogo che vede riunite opere degli anni Duemila, compresa l’ultima a cui Soffiantino si stava dedicando e rimasta incompiuta a causa della sua scomparsa avvenuta il 27 maggio del 2013. A compendio della mostra, una sezione documentativa propone immagini d’epoca, taccuini, inviti ad eventi culturali ed espositivi, quaderni d’artista e cataloghi storici.
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