L’INDAGINE
Omicidio a Rescaldina: indagini in salita
Inquirenti certi: il senegalese ucciso per motivi legati allo spaccio di droga. Ma non ci sono testimoni né telecamere

Nessuna immagine rubata dalle telecamere, nessun testimone, nessuna soffiata.
L’indagine sull’omicidio del senegalese ucciso l’altra notte in un campo alla periferia della zona industriale di Rescaldina non si annuncia semplice. Di certo, però, l’inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Legnano e coordinata dal pubblico ministero Rossella Incardona e dal procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana può muovere da un punto fisso. Cioè dal filo conduttore tra il passato della vittima, pregiudicata per reati di droga, e l’attività di spaccio che da tempo si svolge nei boschi attorno alla ferrovia.
ARRIVATO DAL PIEMONTE
Il senegalese ucciso a Rescaldina si chiamava Diop Modou Abib. Era nato nel 1964, fino al 2017 aveva abitato con la moglie e due figli piccoli a Borgomanero, in provincia di Novara.
In passato era stato condannato per episodi di spaccio, arrivato in Italia con regolare permesso di soggiorno, oggi era a tutti gli effetti clandestino.
Negli ultimi tempi si era allontanato dalla famiglia, non aveva né domicilio né lavoro. Quando il permesso di soggiorno era scaduto non gli era stato rinnovato, in teoria avrebbe dovuto lasciare l’Italia. Invece era sparito nel nulla, fino all’altra sera.
L’ipotesi principale al vaglio degli inquirenti è che Diop si trovasse a Rescaldina per questioni di droga.
Allo stato è impossibile dire se sia arrivato in treno seguendo la stessa linea che ultimamente è frequentata da parecchi spacciatori, oppure se fosse stato in auto con qualcuno. L’ipotesi più probabile è che nella notte tra lunedì 14 e martedì 15 gennaio sia entrato nel bosco tra via Grigna e la ferrovia per incontrare qualcuno, e che questo qualcuno lo abbia prima colpito al capo con un bastone o una spranga di ferro, e poi gli abbia sparato un colpo di arma da fuoco all’addome.
Forse il colpo è stato esploso con una pistola, forse con una calibro 22.
Ferito a morte, il senegalese avrebbe tentato di arrivare alla strada per chiedere aiuto, ma è caduto faccia in giù in mezzo al campo dove martedì verso mezzogiorno lo hanno trovato alcunii operai usciti per la pausa pranzo. I dettagli saranno ricostruiti con l’autopsia che è già stata disposta da Incardona, allo stato il riserbo degli inquirenti è massimo.
L’indagine è condotta sui dettagli: le orme lasciate sulla terra del campo, le impronte degli pneumatici sui vicinali che corrono tra gli appezzamenti.
Si scava nel passato della vittima, ma anche questo non è semplice. I famigliari non sanno che gente frequentasse ultimamente, e tanto meno per quale motivo avrebbe potuto essere a notte fonda in un bosco alla periferia di Rescaldina, a cinquanta chilometri dal suo ultimo domicilio conosciuto.
IL SUPERMARKET TRA GLI ALBERI
A un centinaio di metri dal punto dove martedì è stato trovato il cadavere, ieri, mercoledì 16 gennaio, restava il banchetto abbandonato in tutta fretta da qualche spacciatore. Uno sgabello dove appoggiare la merce, un secchio con la carbonella per scaldarsi, un filone di pane e due arance per riempire lo stomaco. Su un albero i segni della lama di un machete, il tutto a poche decine di metri dall’asfalto. Evidentemente la notizia della fine di Diop si è sparsa velocemente tra gli spacciatori che lavorano in zona, ieri il supermercato della droga era ancora chiuso.
«Non chiamateli boschi della droga - dice il sindaco Michele Cattaneo -. È un’etichetta ingenerosa per un territorio che ha molto da offrire. Certo, il problema esiste. Sto preparando una lettera da spedire al prefetto di Milano, Renato Saccone.
L’omicidio avvenuto martedì è la dimostrazione che siamo in emergenza, credo che sia necessario intervenire subito per garantire un presidio alla stazione della Ferrovie nord».
«Molti consumatori di droga passano da lì - continua Cattaneo -. Limitare la domanda è l’unico modo per liberare i boschi dagli spacciatori». La lettera sarà spedita nella giornata di oggi. Mentre gli inquirenti fanno il loro lavoro per dare un nome all’assassino del senegalese, il sindaco pensa a come prevenire altri problemi.
© Riproduzione Riservata