IL PROCESSO
Omicidio Matilda, tutto da rifare
La Cassazione ordina di tornare in aula, annullato il non luogo a procedere nei confronti di Antonio Cangialosi, l'ex fidanzato di Elena Romani, mamma della piccola uccisa a 22 mesi nel 2005

"Si tratta di una sentenza al limite dell'abnormità, inconcepibile" - è stato l'exploit del procuratore generale nella mattina dell'11 marzo davanti ai giudici della cassazione.
Abnorme la dichiarazione di non luogo a procedere nei confronti di Antonio Cangialosi, l'uomo che attira su di sé tutti i sospetti dell'omicidio della piccola Matilda.
Ma uno spiraglio di giustizia si riapre: si torna in udienza preliminare - così come richiesto dagli avvocati Tiberio Massironi e Roberto Scheda.
"Chiederemo una nuova udienza, anche perché non vogliamo rischiare la prescrizione" - dice Massironi, che col collega difende la mamma di Matilda Borin, Elena Romani.
Il dramma si consumò nel 2005, quando i tre - Matilda, mamma Elena e Cangialosi, al tempo suo fidanzato - trascorsero un weekend insieme. La piccola - appena ventidue mesi - ebbe un malore fatale causato da un violentissimo calcio che finì col spappolarle fegato, reni e polmoni.
La madre venne processata con l'accusa di omicidio preterintenzionale. Dopo sei mesi di carcere e sei di domiciliari l'istruttoria in corte d'assise dimostrò la sua innocenza e indicò una strada che portava dritto a Cangialosi.
A giugno 2014 però il gip di Vercelli Paolo Bargero prosciolse l'imputato e Elena Romani uscì in lacrime dall'aula, disperata per la mancata giustizia nei confronti della figlia.
Ad oggi lo scenario sembra finalmente cambiato, e una speranza torna a nascere.
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