IL DELITTO
«Troppo ingenuo»: perizia sul marito di Adilma
Parabiago: l’omicidio Ravasio e la posizione di Trifone. L’avvocato: «Dubbi sulle sue capacità»

Un uomo fragile, ingenuo, un po’ fanciullesco: Marcello Trifone «era il nono figlio» di Adilma Pereira Carneiro, così lei lo descriveva. Credeva alle affabulazioni della quarantanovenne brasiliana, non gli importava che i loro figli passassero per figli di Fabio Ravasio, non si curava dei milioni che la donna gli aveva dissipato. L’avvocato Andrea Toscani, dopo due mesi di colloqui in carcere, una domanda sulle capacità intellettive del suo assistito se l’è fatta. La risposta gliela darà lo psichiatra Nicola Poloni, autorizzato dal gip alle visite diagnostiche con l’indagato. E se dovesse risultare incapace, per Adilma potrebbe prospettarsi anche un’accusa di circonvenzione di incapace.
RICCO INCONSAPEVOLE
La fortuna, e nel contempo la sciagura, di Trifone fu quella di crescere in una famiglia ricchissima, i genitori erano proprietari della Stf, un colosso industriale con sede a Magenta, e di innumerevoli proprietà immobiliari. Poi la società iniziò ad avere qualche dissesto finanziario, nel 2018 fallì e poco dopo le fiamme gialle aprirono un’indagine per bancarotta. Nel frattempo il cinquantunenne si era innamorato della brasiliana, che sposò nel 2016 e con cui risulta ancora coniugato. Nemmeno si rese conto che con le procure a vendere rilasciate alla moglie ville, terreni, tenute e una montagna di denaro fossero evaporati nel nulla.
LA CAUSA MILIONARIA
Adilma in compenso era molto attenta a seguirlo nella causa milionaria che il cinquantunenne ha tutt’ora pendente con i parenti davanti al tribunale di Milano. Indicativa è una conversazione intercettata dai carabinieri di Legnano durante le indagini per l’omicidio di Fabio Ravasio: «Pensa bene a cosa devi fare, sennò perdi tutti i soldi che abbiamo litigato dalla ditta per otto anni, perdi tutto, i soldi della ditta e la casa di Mentone». Se fosse stato un po’ più povero forse Adilma avrebbe mirato altrove e oggi Marcello non sarebbe rinchiuso nel carcere di Busto Arsizio, con un ergastolo che si staglia all’orizzonte e nessuno che gli faccia visita.
DELUSO E ABBANDONATO
«Ho capito che Adilma mi ha sempre e solo preso in giro, chiederò la separazione», ha annunciato Trifone all’avvocato Andrea Toscani. «Non voleva che si sapesse del nostro matrimonio, io dovevo passare per il giardiniere e custode dei cani», ha spiegato anche agli inquirenti. Trifone era all’oscuro della relazione della moglie con il barista Massimo Ferretti, ogni tanto gli sorgeva il dubbio ma la sua mente semplice lo respingeva. Ai Ravasio, Adilma aveva fatto credere che Trifone fosse omosessuale, lui lo sapeva e reggeva il gioco. Era succube della brasiliana, fino a un mese fa si diceva pronto ad attenderla per sempre con devozione, convinto di essere altrettanto amato. Ora lo psichiatra valuterà se questa sudditanza psicologica e affettiva abbiano avuto un peso nell’adesione al piano di uccidere Fabio.
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