IL DELITTO
Omicidio Ravasio: la moglie, il complotto e il pericolo di fuga
Parabiago: le plurime vite della brasiliana, il doppio passaporto e il pericolo che scappasse

Quarantanove anni e plurime vite: per Adilma Pereira Carneiro il pericolo di fuga era concreto, la vedova di Fabio Ravasio aveva doppia cittadinanza e doppio passaporto, gli inquirenti non potevano rischiare di farsela scappare ed è per questo che il pubblico ministero Ciro Caramore ha proceduto con i decreti di fermo. Domani la donna e gli altri cinque indagati per l’omicidio del cinquantaduenne - investito il 9 agosto mentre rincasava in bicicletta - compariranno davanti al gip Anna Giorgetti per l’udienza di convalida.
COMPLOTTO FAMILIARE
Anche uno dei nove figli della quarantanovenne, Igor Benedito è coinvolto nel delitto. Stando alla versione di uno dei coindagati, sarebbe stato alla guida dell’Opel Corsa che tre venerdì fa travolse Fabio. Ma è una circostanza che gli investigatori devono accertare perché il venticinquenne non lo avrebbe confermato e le dichiarazioni degli altri, sul punto, sarebbero piuttosto confuse. Seguendo però questa ricostruzione, accanto al ragazzo ci sarebbe stato Marcello Trifone, ex marito e caro amico della neo vedova.
L’APPELLO AL SETTIMANALE
La brasiliana il giorno prima dell’arresto aveva lanciato un appello al settimanale Settegiorni: «Aiutateci a trovare l’auto pirata che ha ucciso mio marito». La macchina era però la sua ed era parcheggiata nel garage della casa in cui negli ultimi giorni si era trasferita, una villetta in cui vive la figlia. Anche il fidanzato della ragazza, Fabio Lavezzo, è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Legnano. A quanto pare è stato il primo a cedere davanti gli inquirenti: convocato dalla procura di Busto Arsizio come persona informata sui fatti, non è riuscito a reggere la finzione e ha ammesso tutto.
MANDANTE DEL DELITTO
A quel punto gli investigatori hanno sentito tutta la banda, a partire dalla regista del delitto. Mirko Piazza ha confermato il ruolo di mandante della brasiliana: «Mi aveva detto di non sopportare più il marito e di volerlo uccidere». Il movente? Economico, in parte e in parte narcisistico. Fabio morendo avrebbe lasciato circa 3 milioni di euro e soprattutto avrebbe lasciato campo libero a lei. L’incentivo per i complici? A qualcuno avrebbe promesso un immobile, ad altri denaro.
PASSATO OSCURO
All’uomo con cui da circa un anno intratteneva rapporti intimi - Massimo Ferretti, titolare di un bar a Parabiago - non avrebbe promesso niente. «Si lamentava del marito, non andavano più d’accordo, era stufa» avrebbe spiegato al pubblico ministero Caramore, ridimensionando la relazione («non era una storia stabile») e negando un interesse finanziario. Adilma a Magenta era un personaggio conosciuto. Un po’ per la numerosa prole avuta da partner diversi e un po’ perché oltre un decennio fa finì sui giornali locali per traffico di droga: l’avrebbero arrestata con dodici chili di cocaina. In paese, dopo l’incidente del marito, in tanti si erano interrogati sulla dinamica, spingendosi ad adombrare una responsabilità sulla moglie. Quando i carabinieri, nella notte tra il 22 e il 23 agosto, le hanno sequestrato l’Opel Corsa (tra l’altro danneggiata sul muso, come gli inquirenti ipotizzavano fosse in seguito all’impatto contro un palo) i sospetti hanno preso una forma più solida. Gli inquirenti hanno acquisito tutti i cellulari e i dispositivi informatici di Adilma e della sua banda. E vista la superficialità con cui hanno portato a termine il delitto c’è da aspettarsi che contengano di tutto. Domani sarà la giornata dei punti fermi: i sei indagati potrebbero decidere anche di avvalersi della facoltà di non rispondere. O di mentire.
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