L’INCHIESTA
Suicida dopo la fuga: caso chiuso
Ventottenne trovato morto in un capannone di Origgio. Per la Procura «nessun colpevole»

«Non sono emerse evidenze che consentono d’ipotizzare il coinvolgimento di terzi nel decesso del ventottenne di Lentate sul Seveso, trovato cadavere in un capannone di Origgio lo scorso 3 gennaio».
Lo ha reso noto il procuratore della Repubblica di Busto Arsizio, Giuseppe D’Amico, in merito al suicidio del giovane impiccatosi al termine di un lungo inseguimento con i carabinieri iniziato in Brianza.
Il ventottenne, a bordo della sua Bmw, aveva ignorato un posto di blocco a Cantù e poi un altro tra Cesano Maderno, Seregno e Desio, ed era stato inseguito per chilometri dalle pattuglie dell’Arma fino a Origgio, dove aveva abbandonato l’auto ed era fuggito a piedi tra la boscaglia.
Dai primi accertamenti degli inquirenti è emerso anche un video registrato dalle telecamere di videosorveglianza del capannone industriale dentro il quale il ventottenne si è tolto la vita, telecamere che lo hanno immortalato mentre entrava da solo nella struttura.
Lo stesso impianto di videosorveglianza ha poi ripreso l’arrivo dei carabinieri il mattino dopo, quando il giovane è stato ritrovato privo di vita.
La puntualizzazione della Procura della Repubblica bustese giunge all’indomani della notizia dell’apertura di un’indagine contro ignoti per fare luce sulla morte del giovane, il cui padre ha dichiarato agli inquirenti di averlo sentito al telefono durante l’inseguimento.
In particolare, il giovane gli avrebbe detto di essere in pericolo, per poi condividere la sua posizione tramite Whatsapp una volta arrivato a Origgio. Sempre durante quella telefonata il padre del ventottenne ha affermato di aver udito degli spari.
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