L'OPERAZIONE
Orologi di lusso, maxitruffa dell'Iva
Acquistavano a prezzo ridotto e intestavano le fatture a stranieri ignari, con timbri contraffatti per attestare l'esportazione: frode da oltre tre milioni. La Finanza sequestra conti correnti, case, auto e moto

Acquisti di orologi di marca a prezzo ridotto, senza il pagamento dell’Iva, frodando il fisco con l’emissione di fatture su cui veniva apposto in timbro contraffatto dell’ufficio delle dogane di Malpensa che simulava l’avvenuta esportazione della merce e, quindi, il diritto all’esenzione dal pagamento dell’Iva. Risultato? Un danno all’erario di circa tre milioni di euro accertato dai militari della Guardia di Finanza di Malpensa al termine di un’articolata operazione, coordinata dalla Procura di Busto Arsizio guidata dal procuratore capo Gian Luigi Fontana, denominata “Sparkling Fraud” e, appunto, incentrata sull’aggiramento fraudolento della normativa IVA in tema di Tax-Free.
Truffa compiuta su tutto il territorio nazionale mediante il fraudolento ricorso al beneficio, spettante ai viaggiatori residenti fuori dal territorio dell’Unione Europea, di acquistare beni senza pagare l’Iva (tax free, appunto). Al fine di poter giustificare lo sgravio d’imposta applicato, il sodalizio criminale si impegnava a restituire ai gioiellieri le fatture d’acquisto senza Iva sulle quali era apposto il timbro contraffatto. Accertata anche l’esistenza di accordi fraudolenti tra diversi gioiellieri ed alcuni cittadini di nazionalità italiana, cinese e malese, che acquistavano orologi di lusso pagandoli in contanti (infrangendo così anche le norme antiriciclaggio), a condizione dell’emissione di fatture senza Iva, intestate in modo fittizio a soggetti, extracomunitari assolutamente ignari, dei quali venivano consegnate copie dei passaporti.
I “boss” dell’organizzazione sono due italiani e un cinese, di età compresa tra i 37 e i 44 anni: quasi 1.500 le fatture con il visto doganale “tarocco” accertate dai finanzieri, per un importo di 12 milioni di euro.
Le fatture emesse nel periodo oggetto di indagine e sulle quali è stata accertata l’apposizione del visto doganale artefatto sono state quantificate in 1.491, per un importo complessivo di circa 12 milioni di euro.
In totale sono state coinvolte nell’indagine 29 persone fisiche e di queste 17 sono indagate in qualità di amministratori di altrettante società che emettevano le fatture.
Al termine dell’operazione sono stati sottoposti a sequestro preventivo 44 conti correnti, 23 unità immobiliari, 10 quote societarie, un’auto e quattro moto, per un importo complessivo pari all’evasione dell’Iva.
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