IL GIUDIZIO
Ottantenne accoltella la moglie
L’aggressione a febbraio, l’anziano ora davanti al gup per tentato omicidio. Era ossessionato dalla gelosia

È a giudizio l’ottantatreenne gelese che il 10 febbraio prese a coltellate la moglie, in preda alla delirante convinzione che l’anziana lo tradisse.
Il pensionato è ricoverato da un po’ di tempo in una residenza assistenziale, l’udienza davanti al gup Luisa Bovitutti è stata rinviata a causa di un vizio di notifica, alla prossima data non è da escludere che venga richiesta una perizia psichiatrica sull’ottantaquattrenne che alla polizia apparve subito disorientato e confuso.
Da giorni, a quanto pare, le sue condizioni psichiche erano degenerate. Quel mattino, nella loro villetta di Beata Giuliana, il pensionato aggredì la settantottenne con un coltello a serramanico, ferendola al volto, all’addome, al torace. Poi la chiuse a chiave dentro casa e a piedi raggiunse i carabinieri per costituirsi.
Nel frattempo però la donna, con quelle poche forze rimaste, aveva già allertato il 112 ed era intervenuta la squadra volante, che di fatto ha compiuto tutti gli accertamenti investigativi decisi dal pubblico ministero Rossella Incardona.
La vittima venne innanzitutto trasportata all’ospedale di Legnano e trattata per il grave shock emorragico, la priorità era bloccare il sanguinamento e compensare le perdite.
Erano molte le ferite, quella penetrante e quindi potenzialmente letale l’aveva al collo. La delicata operazioni a cui venne sottoposta le salvò la vita.
Nel frattempo il marito venne arrestato e interrogato in commissariato di via Ugo Foscolo davanti al pm stesso, che poi chiese e ottenne dal gip i domiciliari ospedalieri. L’ottantatreenne era chiaramente in balia di paranoie persecutorie. «C’era un uomo nascosto in casa», disse a caldo.
Poi si addentrò nelle pieghe della sua gelosia, del sospetto che la consorte avesse un amante che voleva eliminarlo. «C’è qualcuno che scende nella mia cantina e avvelena l’acqua».
Discorsi privi di senso logico, tanto che gli inquirenti decisero di convocare subito uno psichiatra per una valutazione delle capacità cognitive dell’indagato. E il consulente confermò il dubbio sorto a polizia e magistrato.
Nei giorni precedenti l’ottantatreenne sembrava farneticante, un po’ sconnesso. Girava con il coltello in tasca perché temeva di essere seguito. Era all’improvviso diventato ossessivo, compulsivo, aveva allucinazioni. E forse quella mattina ebbe il collasso psichico definitivo. Ma è una circostanza che deve essere ancora accertata.
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