IL RICORDO
Paolo Villaggio, leggenda anche varesina
Da “A tu per tu” al Premio Chiara, il rapporto con la nostra provincia

«Spiacente doverle comunicare suo tiro mancato in pieno porta avversaria ma centrato in pieno mostra del cristallo di Boemia a Varese. I danni le saranno trattenuti sullo stipendio». Parole tratte dal libro "Fantozzi", capitolo “Fantozzi e il gioco del calcio nei suoi racconti”. Era il 1971 e Paolo Villaggio, morto ieri, a 84 anni, in una clinica privata a Roma, avviava così il suo rapporto con Varese e provincia, fatto di film, amicizie e spettacoli teatrali, culminato nel ritiro, nel 2012, del Premio Chiara alla carriera.
Destinatario del telegramma figurava il calciatore Ronzitti, mittente il Genoa; sul fatto che il pallone finisse a Varese, l’attore e scrittore genovese spiegò: «Mi serviva indicare un posto sufficientemente lontano da Marassi». Personaggio inventato, Ronzitti, nel racconto, è un bomber, ispirato a Levratto, in campo tra il 1919 e il 1942 , che, per risparmiare, il Grifone lascia nella sua Rapallo durante le partite, convocandolo solo in caso di «tiro piazzato» da battere.
Più volte ospite di Renato Pozzetto a Laveno, Villaggio nel nostro territorio ha girato due film: “A tu per tu”, di Sergio Corbucci, e “Com’è dura l’avventura”, di Flavio Mogherini, padre di Federica, già ministro e dal 2014 Alto rappresentate dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Nel primo, girato nel 1984, l’attore veste i panni di Gino Sciaccaluga, tifosissimo della Sampdoria, che vede salire sul suo taxi proprio il presidente blucerchiato (interpretato da Johnny Dorelli) che, braccato dalla finanza, gli ordina di portarlo a Lugano. «Piazza o via?», chiede il poveretto che si troverà presto in un mare di guai. Lo vediamo al Gaggiolo farfugliare una risposta all’automobilista che non conosce la strada per Varese. E lo ritroviamo poi nella bellissima villa Mazzorin di Luvinate, vicina al Golf Club ma sul lato opposto, proprietà della contessa Solange (Victoria Zinny), ex amante del patron del Doria, per una “rimpatriata” senza fortuna.
Tre anni dopo tocca a “Com’è dura l’avventura” con parte del cast di stanza al Palace Grand Hotel di Varese. Della partita Gastone Moschin, Benedicta Boccoli e appunto Villaggio. Impegnati in scene girate alla Gemini (personaggi principali il proprietario e il ragioniere di una ditta) di Bodio Lomnago e a Luino.
Ovvero la città che, in quel Sociale che al pari del Teatro delle Arti di Gallarate aveva ospitato il suo show di cinecabaret dai risultati alterni, che lo vide ricevere il Premio Chiara alla Carriera. «Per l’originalità con cui, attraverso la sua grottesca e dissacrante ironia, ha saputo evidenziare in scritti, al cinema, in teatro, in televisione, vizi e virtù degli italiani», la motivazione del riconoscimento. Il pomeriggio di domenica 25 marzo 2012, Villaggio, che al suo fianco aveva voluto il luinese doc Massimo Boldi, era stato diretto come ai tempi di “Quelli della domenica”. Con buona pace della conduttrice Claudia Donadoni e di un giornalista varesino che l’attore si ostinava, scherzosamente, a considerare immigrato. Per il divertimento del pubblico e, in fondo, di tutti.
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