LO STOP
Pedemontana, cantieri bloccati. Verso class action espropriati
L’annuncio di Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Infrastrutture e Trasporti, in nome di cittadini e imprese

Cantieri di Pedemontana bloccati, si va anche verso una class action degli espropriati. Lo annuncia Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Infrastrutture e Trasporti che da sempre dà battaglia all’opera facendo le pulci su progetto, opera e soprattutto gestione.
Balotta punta il dito anche sul ricorso al Tar. «L’apertura del cantiere di Pedemontana per la realizzazione delle tratte B2 (da Lentate a Cesano Maderno) e C (da Cesano a Vimercate) è rinviata almeno fino al 2023: il consorzio giunto secondo nella gara per l’assegnazione della maxi-commessa da 1,3 miliardi di euro, composto da Saipem, Technimont, Societa italiana per Condotte d’acqua e Rizzani de Eccher, ha infatti presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Milano», sottolinea il presidente dell’Osservatorio ed esperto di trasporti con alle spalle numerose battaglie «verdi». «I motori accesi dal consorzio che riunisce Webuild, Pizzarotti e Astaldi dovranno per il momento essere spenti.»
Il tema in questo momento coinvolge il territorio locale e in particolare gli espropriati che Balotta sta seguendo. «Le confische interessano quasi 25mila porzioni di territorio di privati cittadini e imprese che da 12 anni, e ancora almeno per un altro, saranno privati della disponibilità dei loro terreni e fabbricati senza essere indennizzati. Intanto, cittadini e imprese hanno intrapreso una class action per liberarsi dalla scomoda posizione di «ostaggi» di un’infrastruttura che non si completerà mai», afferma. «Se il contenzioso che si è aperto tra i due potenti consorzi di imprese durerà quanto il precedente, che dal 2015 al 2019 aveva coinvolto Strabag e l’appaltatore Pedemontana, vincitrice dell’appalto della prima tratta (lotto A), si prevedono tempi lunghi e costi di costruzione altissimi, visto anche l’aumento del costo delle materie prime.»
Balotta commenta sempre molto duro e negativo, non nascondendo le numerose perplessità che nutre: «Per stare in piedi, negli ultimi 10 anni la società ha cambiato un presidente l’anno, e dopo il soccorso economico e politico della regione Lombardia ha dovuto ricorrere all’appoggio anche dei ministeri dei Trasporti e dell’Economia. Ora però ci si trova davanti ad uno scontro sorprendente tra i colossi delle costruzioni. Scontro che non riguarda come mitigare l’impatto ambientale devastante che l’opera avrebbe, ma sull’accaparramento della maxi-commessa».
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