IL PROCESSO
«Perizia psichiatrica su Biggiogero»
Il difensore dell’uomo che accoltellò a morte il padre: capacità d’intendere «fortemente scemata»

Alberto Biggiogero ha partecipato alla prima udienza del processo che lo vede imputato per l’omicidio del padre Ferruccio davanti al gup Alessandro Chionna.
È apparso molto sofferente. E il processo ha preso subito la strada che era facile prevedere, quella di una perizia psichiatrica che il gup ha affidato allo specialista Mario Girola, il quale dovrà stabilire entro sessanta giorni se Biggiogero sia capace di intendere e di volere e se lo fosse al momento del delitto, avvenuto lo scorso 17 febbraio. La perizia psichiatrica è stata chiesta dal difensore di Alberto, l’avvocato Stefano Bruno, che ha in mano una consulenza di parte secondo la quale otto mesi fa il quarantaduenne aveva una capacità di intendere e di volere «grandemente scemata».
Rispetto alla richiesta il pm Flavio Ricci si è rimesso alla decisione del gup. Processo aggiornato al 30 gennaio.
Sempre nel corso dell’udienza di martedì 17 ottobre è entrata nel fascicolo del processo una lettera che parenti di imputato e vittima hanno scritto per esprimere vicinanza ad Alberto, a conferma del fatto che la famiglia considera quanto avvenuto nella casa di via dei Mille dei Biggiogero una tragedia per tutti.
Alberto è attualmente in carcere, ma il suo difensore ritiene che sarebbe più adatta a lui, viste le sue condizioni fisiche e psichiche, la detenzione in una struttura sanitaria.
In precedenza il gip Anna Giorgetti non aveva accolto una richiesta di trasferimento, in mancanza di dati certi sulle patologie di cui soffre il quarantaduenne. Ora la speranza del difensore è che il suo assistito, al termine della perizia del dottor Girola, possa essere sottoposto ai trattamenti di cui ha bisogno.
Al culmine di una lite col papà, pensionato di 78 anni, Alberto impugnò un coltello da cucina e sferrò tre fendenti contro Ferruccio, di cui uno letale al cuore.
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