LA SENTENZA
Picchia la moglie convertita. Condannato
Quattro anni e 2 mesi a un pakistano. I due si erano conosciuti in chat e sposati a Londra

Per lui si convertì all’islam, in cambio ha ricevuto botte e violenze sessuali.
Ieri mattina, martedì 30 ottobre, la donna è uscita dall’aula con passo spedito, senza voltarsi. Aveva paura che l’ex marito potesse in qualche modo attaccarla.
Il collegio presieduto dal giudice Renata Peragallo lo ha infatti condannato a quattro anni e due mesi di reclusione.
Difesa dall’avvocato Marina Colbertaldo, la vittima ora sente il bisogno di ringraziare chi l’ha seguita nel percorso di affrancamento dal pakistano. «Ringrazio il mio avvocato e in particolar modo i carabinieri della stazione di Cassano Magnago a cui mi sono rivolta. Sono stati eccellenti».
Ma questa è solo una delle battaglie che deve ancora combattere. C’è una causa di separazione giudiziale in ballo e soprattutto c’è l’affidamento dei bambini che lei vorrebbe esclusivo, visto il temperamento che il loro padre ha rivelato.
«Io sono una donna forte, combatterò fino in fondo per i miei figli. Ma quante donne sono nella mia situazione senza avere la forza di reagire e di lottare?».
Lei e il pakistano si conobbero online, su una chat matrimoniale. Lui all’epoca abitava a Londra, dopo una ventina di giorni la donna lo raggiunse e lì si sposarono, dopo la necessaria conversione, davanti a un imam.
Arrivati in Italia celebrarono il rito civile.
La storia però non si è conclusa con un lieto fine, anzi, fin da subito la magia dell’amore sparì.
Per anni la donna ha sopportato le sue prevaricazioni: percosse, insulti, scene di gelosia (l’imputato si era convinto che la consorte avesse una relazione con suo fratello).
Le forze dell’ordine erano intervenute un paio di volte a casa loro per sedare gli animi.
Poi lo scorso gennaio la donna esplose. Lo fece dopo uno stupro subito senza neppure poter gridare o ribellarsi, perché in casa c’erano anche i figli, che sarebbero rimasti traumatizzati dalla scena.
Secondo l’accusa - le indagini sono state condotte dai carabinieri cassanesi e dal pubblico ministero Rosaria Stagnaro - il fatto sarebbe accaduto in bagno, mentre la donna era chinata per svuotare la lavatrice.
Il coniuge le sarebbe piombato alle spalle costringendola a un rapporto molto violento. La donna, sotto shock, si confidò con un’amica che la portò subito al pronto soccorso del Sant’Antonio Abate. I medici le riscontrarono lesioni anali.
Fu così che intervennero i carabinieri: vittima e prole vennero subito collocati in una comunità protetta.
Il pm Stagnaro svolse i necessari accertamenti e il gip emise nei confronti del pakistano il divieto di avvicinamento alla ormai ex moglie e ai loro figli.
Interrogato in aula dal pubblico ministero Nadia Calcaterra nel corso della penultima udienza, il pakistano - che è assistito dall’avvocato Chiara Cozzi - ha cercato di difendersi: «Non l’ho obbligata ad avere quel rapporto. Anzi, era stata lei a prendermi per mano e a condurmi in bagno con quella intenzione». Evidentemente i giudici non gli hanno creduto.
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