L’UDIENZA
Pistola nel bagno del bar: varesino a processo
In Tribunale un episodio avvenuto a Masnago. L’imputato: «Non è mia»

Un varesino è a processo davanti al giudice Marcello Buffa perché è accusato di aver detenuto illegalmente un revolver. L’arma, infilata nella cintura dei pantaloni, sarebbe stata “usata” dall’uomo nel corso di un’animata discussione con un artigiano per una questione di lavoro (da qui anche un’accusa di esercizio arbitrario delle proprie ragioni). E poi il varesino, temendo che l’altro facesse intervenire le forze dell’ordine, come in effetti accadde, avrebbe nascosto la pistola nello sciacquone di un wc dentro il bagno di un bar nel quartiere di Masnago. Il titolare del locale scoprì il revolver in una sera d’aprile del 2017, quando dovette intervenire perché il wc non scaricava l’acqua. Alzato il coperchio dello sciacquone, trovò la pistola dentro un involucro di plastica con sei proiettili, sistemata in modo tale da non toccare l’acqua ma anche da non permettere il funzionamento del meccanismo. A quel punto chiamò immediatamente la polizia, che intervenne, sequestrò la pistola e avviò le indagini. Un dipendente del bar raccontò che il cognato del titolare, che è appunto l’imputato, qualche mese prima gli aveva mostrato un revolver nel cassetto portaoggetti della sua macchina, e così gli agenti andarono a casa dell’uomo.
Lì scoprirono che in macchina aveva un coltello e un pinza (da qui una terza accusa: porto abusivo di oggetti atti ad offendere) e soprattutto che da lui quello stesso pomeriggio erano già stati i carabinieri, allertati dall’artigiano minacciato con la pistola. Fatto il collegamento tra i due eventi, il presunto possessore dell’arma è finito prima sotto indagine e poi sotto processo. Ieri, giovedì 23 febbraio, sono stati sentiti in aula un poliziotto, il titolare del bar e il cameriere che vide la pistola dentro la macchina. Il pm è Antonia Rombolà. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Francesca Panajia, contesta la conclusione a cui è arrivata la Procura di Varese, e cioè che il revolver nell’auto dell’imputato e quello nello sciacquone siano lo stesso oggetto. E poi c’è il fatto che l’analisi dei tabulati telefonici pone l’uomo nel tardo pomeriggio di quel giorno da tutt’altra parte rispetto a Masnago. Prossima udienza il 19 ottobre.
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