LA SENTENZA
Pornomassaggiatore: sconto di pena
Roberto Benatti è ormai latitante da sette anni, ma la corte d'appello ha ridotto la sua condanna. Furono centinaia le violenze commesse sul lettino del suo studio
Chissà se verrà mai a saperlo Roberto Benatti, che i suoi trent'anni in primo grado sono diventati ventiquattro grazie alla decisione dei giudici della corte d'appello, che hanno accolto la richiesta del sostituto pg di Milano Laura Barbaini.
Già, perché l'uomo è latitante da sette anni su qualche isola caraibica, probabilmente sotto le mentite spoglie di un tale Gilberto Manuel Meja.
Famoso con lo pseudonimo del pornomassaggiatore ai più, e difeso dall'avvocato Alberto Talamone, gli sono cadute diverse accuse, ma sono rimaste quelle di truffa, esercizio abusivo della professione e detenzione di sostanze stupefacenti, ma soprattutto impossibile avere attenuanti per le centinaia di violenze commesse tra Gallarate e l'Agordino.
Toccò al pubblico ministero Raffaella Zappatini mostrare alle vittime - tutti uomini sodomizzati sotto effetto di narcotici - le foto che Benatti faceva mentre abusava di loro.
L'imputato godeva di fama e fiducia nell'ambiente della medicina sportiva, tanti clienti e di tutte le età. Poi la famosa manovra: "Sarà un massaggio molto invasivo e doloroso, per il quale consiglio la sedazione".
Di lì in poi una sorta di teatro degli orrori, tra pazienti trattati come bambolotti gonfiabili e selfie ante litteram di ciò che faceva con loro.
Il 14 giugno di otto anni fa però, un minorenne di risvegliò durante il trattamento e successe un pandemonio. Il pornomassaggiatore venne arrestato e poi trasferito in carcere a Belluno. Tutto vano, i magistrati fecero scadere i termini per la custodia cautelare e dopo un anno Benatti tornò in libertà. E poi volò verso Santo Domingo.
Altro servizio sulla Prealpina in edicola giovedì 19 marzo
© Riproduzione Riservata