CERESIO
Inquinamento sconfitto
Scoperte le cause degli sversamenti di liquami nel Vallone

È un mese che dal torrente Vallone, a Porto Ceresio, non escono più liquami schiumosi e maleodoranti. Dopo tanto tempo, l’inquinamento pare svanito.
È il caso ora di dare a Carlo Ippoliti quel che è di Carlo Ippoliti.
Il volontario, esponente dell’associazione ambientalista Verdeazzurro, da anni andava dicendo che c’erano continui sversamenti di schiume sospette dal rio Vallone, il torrente che, dopo essere passato attraverso l’abitato di Porto Ceresio, s’immette nel Ceresio a ridosso di piazzale Luraschi. Soprattutto durante gli ultimi sei mesi, Ippoliti, tutte le mattine dei giorni feriali, ma anche durante le festività, alle cinque era già in riva al lago, cellulare alla mano, pronto a filmare qualsiasi liquame sospetto uscisse dal Vallone o da altri punti delle rive, italiane e svizzere.
È stato proprio Ippoliti a coinvolgere tutte le istituzioni - Comune, carabinieri, Arpa - e a portarle al capezzale del lago, particolarmente inquinato alla foce del Vallone, come dimostrato anche dalle analisi effettuate dai vari enti e registrate da Legambiente. Senza guardare in faccia nessuno e senza intimidirsi di fronte a una brutta risposta o a un atteggiamento di indifferenza o sufficienza, Ippoliti non s’è dato mai per vinto, in nome «dell’amore per il lago, per l’ambiente e per il mondo che lasciamo ai nostri figli».
Tante volte, in giorni e in orari improponibili, ha fatto accorrere in riva al Ceresio il sindaco di Porto Jenny Santi, l’assessore all’Ambiente Franco Pozzi e il maresciallo Andrea Carlini dei carabinieri per la tutela ambientale di Arcisate.
Tanto è vero che, alcuni mesi fa, anche per effetto delle sue insistenze, s’è mosso un piano di ricerche sul terreno da parte dei carabinieri, dei tecnici e degli amministratori del Comune di Porto. Una vera e propria task force per trovare e stroncare gli inquinatori - consapevoli o meno - del lago. E i fatti hanno dato ragione a Ippoliti.
Il primo ad ammettere di essere risaliti ai responsabili del corposo e incessante inquinamento è stato proprio il maresciallo Carlini, il quale, però, non ha voluto entrare nel dettaglio, dicendo solo che «gli approfonditi controlli hanno permesso di risalire a due situazioni irregolari nel territorio di Porto Ceresio» e che, entro pochi giorni, avrebbe fatto avere i verbali al Comune. E i verbali sono arrivati. «Questi evidenziano che, in una struttura privata, s’è individuata una falla in una vasca biologica a tenuta stagna - spiega l’assessore Pozzi - nella quale transitavano circa quattro metri cubi al giorno di liquami che finivano direttamente nel Vallone. I proprietari hanno svuotato la vasca e stanno sistemando la falla. Questa situazione, non dolosa, si trascinava da molto tempo ed era responsabile dell’inquinamento batterico constatato, tramite analisi dell’acqua del lago, all’uscita del Vallone».
È stata bloccata anche una seconda grave situazione: «La schiuma che usciva dal Vallone nel lago proveniva da alcune cucine di un’altra struttura privata - aggiunge Pozzi - C’erano delle tubature rotte, i liquami erano scaricati direttamente nel terreno, quindi proseguivano e raggiungevano il Vallone e poi il lago, anche perché risultava deteriorato il muretto di contenimento del torrente».
Anche in questo caso sono intervenute ditte specializzate e hanno sistemato le cose, tanto che schiume e detersivi non danneggiano più il lago.
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