LA PROTESTA
Blocco della contrattazione, dipendenti della Provincia in agitazione
Assemblea e presidio. I sindacati: «La dirigenza dell’ente ha agito in modo unilaterale»
Una contrattazione difficile, punta dell’iceberg di un contenzioso che si trascina da diversi anni e che non riesce a trovare soluzioni che accontentino entrambe le parti. Così, la RSU della Provincia di Varese ha proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale a fronte di «un’inerzia preoccupante nell’assumere decisioni cruciali» da parte dell’ente che, a detta della rappresentanza sindacale di base, oltretutto «ostacola un confronto sindacale costruttivo».
ASSEMBLEA E PRESIDIO
Questa mattina, mercoledì 22 ottobre, assemblea e poi presidio nell’emiciclo di Villa Recalcati da parte di lavoratori che hanno protestato anzitutto contro il blocco della contrattazione che risale all’anno scorso. Sono così trascorsi mesi durante i quali non sono mancate dimissioni e passaggi ad altri enti pubblici o, più spesso, privati motivati dal fatto di «avere a disposizione stipendi più alti e carriere più allettanti» come hanno ribadito oggi molti di loro.
LA GRAVE ACCUSA
«La dirigenza dell’ente - scrivono Cgil, Cisl, Uil, Cobas in un comunicato stampa - ha agito in modo unilaterale assegnando specifiche responsabilità dei relativi importi in violazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro degli enti locali». Un’accusa grave a cui si aggiungerebbe il fatto che «per il 2025 non si intravvedono soluzioni concrete su progressioni verticali, per cui allo scadere dell’anno la Provincia perderà l’opportunità di valorizzare le proprie professionalità, welfare aziendale e incentivi tecnici il cui regolamento, definito da tempo, non è stato ancora approvato». I sindacati parlano ad una sola voce inoltre di «gravi criticità» in diversi settori dell’ente, da quello delle Risorse a quello Tecnico, dal Lavoro all’Ambiente sul fronte della carenza di personale, cui fa seguito un aumento del carico di lavoro. «La situazione è insostenibile», conclude la Rsu, che chiede il ripristino di «un corretto dialogo sindacale».
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