PROCESSO CAZZANIGA
«Inviate un esposto anonimo»
L’infermiera Piras andò dai carabinieri ma non presero la denuncia: ipotesi di omissione

L’inchiesta Angeli e Demoni non è finita. Ora potrebbe aprirsi un nuovo filone che coinvolge i carabinieri di Cantù. La notizia di reato, che il procuratore capo Gianluigi Fontana si appresta a vagliare ed eventualmente a trasmettere alla procura di Como per competenza, è omissione di denuncia.
«Un fatto nuovo, di cui non eravamo a conoscenza, una notizia di reato lampante», ha sottolineato il pubblico ministero Maria Cristina Ria. Non è un dettaglio da poco ed è emerso venerdì 13 durante la deposizione dell’infermiera Jessica Piras nel processo all’ex vice primario del pronto soccorso Leonardo Cazzaniga.
ei ed Elena Soldavini, medico dell’ospedale di Saronno, ormai attanagliate dal pesante sospetto che l’infermiera Laura Taroni avesse eliminato tre componenti della famiglia usando maxi dosaggi di farmaci e che Cazzaniga uccidesse i pazienti con il suo protocollo farmaceutico, si rivolsero ai militari del paese del Comasco. «Noi raccontammo dei nostri sospetti sul decesso di Angelo Lauria, dei parenti di Laura e anche del decesso di un operaio che stava lavorando in casa di Laura in nero. Morì all’improvviso lì. Ci guardavano increduli. Ci dissero che c’erano tante possibilità, una era un esposto anonimo, vista la pericolosità dei soggetti, perché potevamo incorrere in ritorsioni. E per tutelare Soldavini, che lavorava ancora a Saronno, mentre io ormai avevo cambiato posto».
A quanto pare i due carabinieri presero degli appunti, ma non verbalizzarono la denuncia (l’esposto anonimo inviato fu poi inserito, senza esito, nel fascicolo per un incendio doloso nell’azienda agricola dei Guerra).
L’avvocato Ennio Buffoli, data la novità processuale, ha chiesto di sentire in aula uno dei militari chiamati in causa, oltre a un confronto diretto tra la coordinatrice infermieristica Raffaella Banfi e Piras. Perché a detta di Piras, all’ennesima segnalazione sulle anomalie in pronto soccorso, la sua superiore le avrebbe detto «piantala, se continui così te la faccio pagare». Una dichiarazione che contrasta con la deposizione di Banfi e quindi meritevole di un approfondimento. Sta di fatto che davanti al muro di gomma («i medici della commissione dicevano che le terapie di Cazzaniga erano consone (...) Parlai spesso con l’anestesista Fabrizio Frattini (...) Lo dissi anche a Nicola Scoppetta»), le infermiere si organizzarono in un gruppo di lavoro anche per monitorare lo strano ammanco di farmaci che avevano registrato ultimamente. «I pazienti gravi cercavamo di farli prendere in carico da altri medici e non da Cazzaniga. Li chiamava catorci».
Jessica Piras è stata interrogata a lungo anche su Laura Taroni, amante dell’imputato già condannata a trent’anni per gli omicidi di marito e madre. «All’inizio eravamo molto amiche, confidenti, intime. Avevo conosciuto tutta la sua famiglia e quella di Massimo. So che lei e il marito cercavano un terzo figlio. Poi quando iniziò la storia con Cazzaniga cambiò tutto. Un giorno mentre bevevamo il caffè, mescolandolo nella tazzina, disse “lo zucchero si scioglie, i farmaci no”. Quando morì Massimo interruppi tutti i rapporti».
Il pm Ria le ha poi posto una domanda molto diretta: «Le risulta che Laura avesse una relazione con Fabio Rizzi», cardiologo di Como?. «Sì, mi aveva detto così. Mi aveva anche detto di aver chiamato il figlio Fabio proprio per lui».
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