IL CASO
Profughi, Fratus sulle barricate
Dopo l’annuncio del bando il sindaco non abbassa la guardia: «Non ne sappiamo nullaSe il prefetto pensa alla Medea chiederemo verifiche»

Numeri alla mano, Legnano avrebbe solo da guadagnarci. L’accordo tra Anci e Viminale che prevedeva un tot di richiedenti asilo ogni mille abitanti doveva portare a Legnano 164 migranti, tolti i 22 che già sono in città, per ora il prefetto di Milano Luciana Morgese intende spedirne solo 38. Ma il problema è un altro, perché sul bando che la prefettura si appresta a predisporre per il mese di settembre, Legnano, al pari degli altri comuni della Città metropolitana che non hanno firmato il protocollo di accoglienza diffusa, non avrà voce in capitolo.
La differenza tra Legnano e gli altri 58 comuni (su 134) che non hanno firmato, è che qui ci sono almeno due edifici pubblici in disuso su cui il prefetto ha già messo gli occhi da tempo. Uno è la caserma Cadorna, nella quale in caso di emergenza è stata prevista una tendopoli da 350 posti; l’altra è la ex scuola Medea, dove potrebbero esserne ricavati altri 60. L’ipotesi Cadorna per ora resta congelata, il Demanio ha ottenuto gli allacciamenti, una recente perizia statica ha stabilito che gli edifici (comunque inabitabili) non sono a rischio crollo. Molto più attuale invece la soluzione Medea, della quale si è parlato apertamente durante l’incontro che, assente Fratus, il prefetto ha avuto la scorsa settimana con i sindaci firmatari. Alla Medea i lavori di ristrutturazione sono già iniziati, una volta stabilito chi gestirà i profughi nell’Alto Milanese tra ottobre e dicembre la struttura potrebbe anche diventare operativa. Due a questo punto le ipotesi: la prefettura potrebbe concentrare lì tutti i 38 profughi assegnati a Legnano, oppure usare l’edificio (che è di Città metropolitana) per ospitare una quota di quelli assegnati a Milano. Non sarebbe la prima volta, anche a San Vittore Olona sono ospitati profughi che erano in quota a Rho. Finora i gestori hanno messo la gente dove trovavano gli spazi, senza preoccuparsi più di tanto dei confini amministrativi.
«Non sappiamo nulla, allo stato non possiamo fare altro che attendere chiarimenti - afferma il sindaco Gianbattista Fratus -. Nessuno ci ha chiesto niente, all’incontro non siamo stati invitati. La Cadorna resta un’ipotesi che non vogliamo neppure prendere in considerazione, ma anche sulla Medea ribadiamo la nostra contrarietà». Certo, se il prefetto dovesse decidere ci sarà poco da fare. «La responsabilità ultima sarà comunque mia, non del prefetto - afferma il sindaco - Quindi se Milano manderà i profughi io chiederò all’Azienda di tutela della salute, alla polizia locale e agli uffici comunali di condurre tutte le verifiche necessarie a certificare l’idoneità dei siti. Comunque non accetteremo decisioni senza dire la nostra».
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