LOMBARDIA
Regione, “Rimborsopoli”: condanne annullate
La Cassazione derubrica il reato. Per cinque ex consiglieri varesini, tra cui Renzo Bossi, scende la prescrizione

Sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui lo scorso novembre la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio le condanne che nel luglio del 2022 erano state inflitte dai giudici della seconda Corte d’Appello di Milano a carico dei cinque ex consiglieri regionali varesini coinvolti nella vicenda giudiziaria legata all’inchiesta legata a Rimborsopoli.
Il “salvataggio” per prescrizione degli ex consiglieri leghisti Renzo Bossi (condannato in appello a due anni e sei mesi), Cesare Bossetti (due anni e otto mesi), Giangiacomo Longoni (due anni e nove mesi) e Luciana Ruffinelli (un anno e sette mesi) e dell’ex Pdl Giorgio Puricelli (un anno e sei mesi) si spiega con la decisione degli Ermellini di riqualificare gli episodi di peculato loro contestati nel reato meno grave di indebita percezione di erogazioni pubbliche.
Secondo la Suprema Corte, «l’elemento di discrimine in base al quale ritenere sussistente o meno il delitto di peculato è fondato sulle modalità concrete mediante Il quale i consiglieri ottengono l’erogazione dal fondo di erogazione per il gruppo consiliare. Là dove l‘erogazione non consiste in un mero “prelievo” dal fondo, ma si inserisce in un meccanismo di anticipo della spesa da parte del consigliere e della successiva richiesta di rimborso, viene meno il requisito della disponibilità diretta del denaro».
Andando oltre con il ragionamento, la Cassazione ha ritenuto che «laddove il consigliere ha piegato le spese per finalità private il suo reato non rientra più nella fattispecie del peculato, ma in quella dell’indebita percezione di erogazioni pubbliche».
La riqualificazione delle condotte ascritte - una richiesta peraltro perorata dalle difese degli imputati sin dal primo grado di giudizio, ma sempre respinta dai giudici milanesi -, ha portato all’annullamento senza rinvio della sentenza della Corte d’Appello perché i reati contestati nella nuova veste giuridica sono stati dichiarati estinti per l’intervento della prescrizione.
Il presunto sperpero dei fondi messi a disposizione dallo Stato, via Regione Lombardia, per l’attività politica e istituzionale e invece utilizzati per ottenere rimborsi per le cosiddette “spese pazze”, riguardano un periodo che va dal 2008 al 2012. Ben più dei sette anni e mezzo di prescrizione previsti per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche.
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