GUERRA NEI BOSCHI
Omicidio Jimmy a Rescaldina: il pm chiede 24 anni per il “commando”
Due imputati in aula, altri due latitanti. La difesa: «Il vero assassino è scappato l’indomani. Il ragazzo fu vittima di fuoco amico»

Una testimonianza post mortem, l’ha definita il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra. Ouadia Bouda, per tutti Jimmy, presagì il suo omicidio e indicò alla fidanzata i nomi dei suoi assassini. Nessun dubbio quindi sulla responsabilità dei quattro imputati: per tutti ieri mattina, lunedì 15 aprile, ha chiesto ventiquattro anni di reclusione.
NON DITELO A MAMMA
Mohamed El Moundiry voleva prendere la parola dopo la requisitoria del pm, «Io non c’ero, perché dovrei stare dentro ventiquattro anni», domandava innervosito al suo avvocato Roberto Grittini. Poi si è calmato ma con una preghiera: «Mia madre non deve sapere niente, non diteglielo». Nemmeno Elhabib Rahoui si fa una ragione dell’accusa di aver fatto parte del commando che il 2 aprile 2022 uccise il venticinquenne Jimmy, colpevole di aver monopolizzato, con la sua squadra, le piazze più importanti del bosco dello spaccio. Gli unici che, qualsiasi sarà la decisione della corte d’assise presieduta dal giudice Giuseppe Fazio, per ora non si pongono il problema sono Abdelatif Bouda e Mohamed Hakmaoui, latitanti dal momento in cui partirono le indagini. Il pm ha ricostruito il delitto incrociando le testimonianze di chi era al Rugareto quel giorno e di chi conosceva la vittima, con i riscontri tecnici e scientifici raccolti dai carabinieri della compagnia di Legnano e a suo parere i pezzi combaciano alla perfezione. «Il ragionevole dubbio deve comunque poggiare su elementi concreti, su fatti veri e non verosimili. Che però non sono emersi».
L’ASSASSINO È SCAPPATO
«Siamo stati tutti presi in giro. Non hanno sbagliato il pm o il gup, ha fuorviato chi aveva interesse a proteggere il vero assassino, ossia Mohamed Benkhadra, fratello di Hassan, scappato all’indomani dal delitto e non perché avesse un ordine di esecuzione, quello l’aveva dal 2019. Scappò perché prima o poi sarebbero risaliti a lui», è la sintesi dell’arringa dell’avvocato Grittini. Che ha suggerito a tutta la corte di replicare il suo esperimento: «Provate anche voi a entrare nel bosco a piedi da quel sentiero alle 16.55, restare dieci minuti, uscire zoppicanti e alle 17.25 essere a Porta Genova. È impossibile». L’accusatore Mohamed Benkhadra «ricorda Dolone, il grande ingannatore descritto nell’Iliade», lo ha descritto l’avvocato Francesco Rondena. «Ha scaricato le responsabilità sugli odierni imputati per due motivi: proteggere il fratello e togliere di mezzo i concorrenti». «Abbiamo sentito in aula i testimoni della scena, lo hanno detto chiaramente che a sparare fu Hassan che era alle spalle di Jimmy. Il colpo di pistola a bruciapelo si spiega solo così», ha rimarcato l’avvocato Barbara Ballrati.
MANGIA PILE
Manca l’arringa dell’avvocato Stefano Banfi, assente ieri per un legittimo impedimento. Parlerà settimana prossima. I due imputati sono stati riaccompagnati in carcere a Busto dalla polizia penitenziaria che, qualche settimana fa, ha dovuto agire d’urgenza per El Moundiry: il detenuto ha ingoiato quattro pile, un gesto a metà tra il dimostrativo e il disperato. Il marocchino è stato portato subito in ospedale, ma dopo l’intervento dei medici è tornato in cella.
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