Ricomincio da tre. Con calma
Ci sono innumerevoli modi per spiegarsi una partita, a seconda da dove la si guarda.
Siena così può piangere sul latte versato in lunetta: il 17/27 ai tiri liberi è letale in un arrivo punto a punto. Arrivo sprint che fra l'altro i senesi si sono procurati con dabbenaggine: con Kangur (palla buttata più che persa), con Brown (stoppato da Talts), con Hackett (tiro affrettato con altri secondi da sfruttare) e infine con Moss (tiro da tre aperto ma sfidando la sorte e a corto di fiato, dopo un 5/6).
Varese stava vanificando invece la sua gara tutto talento (Green, Banks e Dunston finché è stato in campo) e cuore (Talts, Sakota, Ivanov, De Nicolao, Cerella e capitan Ere) con altrettante gestioni del possesso da minibasket: rimessa regalata da Banks (Vitucci corra ai ripari: non è la prima rimessa sciagurata della stagione ma avrebbe potuto essere l'ultima), forzatura di Green, passi di Cerella e Talts.
La stessa ultima azione ben gestita per 22" da Green avrebbe dovuto concludersi con un'entrata a 2" dalla fine ma il play ha scelto un tiro da tre, oltretutto con le manone di Moss sulla faccia. Cara grazia che Talts fosse lì a contendere il rimbalzo decisivo a Ortner e che in campo non ci fosse un arbitrello impressionabile ma Luigi Lamonica e l'instant replay.
Insomma la scelta più azzeccata, a parte l'assist di Green a Talts valso il pareggio a quota 80 (canestro e fallo), per la Cimberio è stato l'assist di Green a Sakota nella mirabolante giocata finale.
L'estemporaneità però nel basket non è una virtù.
Giocare secondo le proprie qualità, invece, paga quasi sempre: Varese sa correre? Che lo faccia. Varese sa aprire le difese avversarie col penetra e scarica? Che lo faccia ma senza disdegnare cambi di rotta repentini, perché un'altra dote dei biancorossi è la capacità di slegarsi dallo schema per giocare uno contro uno. A patto che tutti partecipino all'azione sino alla fine.
Tenerlo presente per gara 7 sarà la chiave per aprirsi le porte della finale, perché c'è da scommetere che la Mens Sana proverà a superare l'ennesima tortura fisica cui sarà ostretta con la rabbia d'aver fallito due match point di fila. Un segno non propizio per certe guerre.
Sarà proprio la rabbia, col talento, puro ma spesso irrazionale, del suo fornito organico, l'arma dei campioni d'Italia: un'arma che si neutralizza - a parità di metro di trattamento nella gestione di falli e infrazioni, come avvenuto in gara 5 e gara 6 - con la calma. Da sempre la virtù dei (più) forti.
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