IL PERSONAGGIO
Ritmica, la signora delle farfalle
Emanuela Maccarani racconta i trionfi della ginnastica italiana

Lo sport italiano, non solo la ginnastica ritmica, le deve moltissimo. Per la tenacia, la passione e la competenza con le quali ha portato le farfalle che lei stessa ha “creato” in cima al mondo. Anni di lavoro, ricerca e costanza fanno di Emanuela Maccarani un pezzo di storia del nostro sport. Le vittorie di Sofia Raffaeli e della squadra agli ultimi Mondiali sono la punta dell’iceberg di un movimento in costante crescita di risultati e di numeri.
Il Fastweb Grand Prix 2022 che arriva per la prima volta a Busto Arsizio sarà il momento per celebrare tutta la ginnastica azzurra.
La manifestazione della e-work Arena cade proprio nel momento di massimo splendore della ritmica italiana. Come si combinerà la gara competitiva con le esibizioni delle atlete?
«A novembre saranno ormai finiti tutti gli impegni mondiali delle varie discipline e sarà dunque una grande festa della ginnastica - spiega la dt della Nazionale di ginnastica ritmica che sarà “alla regia” del galà di Busto -. Il connubio fra competizione e show sarà il filo conduttore dell’evento, con una parte di galà e una di competizione, dove alcuni campioni del nostro sport disputeranno sfide dirette con gli attrezzi alternate a performance di altri ginnasti che si esibiranno in un contesto non propriamente solo tecnico ma anche spettacolare».
Cosa potrà aspettarsi il pubblico?
«Uno show di alto livello. Potrà ammirare tutti i beniamini delle discipline olimpiche e non olimpiche impegnati a rappresentare una bella ginnastica e a regalare a tutti i presenti delle forti emozioni».
I risultati ottenuti in Bulgaria non costituiscono una vera esplosione ma piuttosto un nuovo passo in un continuo percorso di crescita fino ai massimi livelli. È d’accordo?
«Nonostante l’assenza di Russia e Bielorussia la ginnastica è cresciuta molto in tanti paesi e a questo Campionato del Mondo il risultato non era per nulla scontato. È una continua evoluzione di quella che è l’interpretazione dei codici di punteggio, che portano a lavorare con nuovi obiettivi per la ginnastica italiana. Le conferme ce le dà il campo gara e il fatto di tornare con tutte queste medaglie significa che qualcosa è migliorato rispetto al passato e fa ben sperare per il futuro; soprattutto perché il prossimo anno si concluderà la qualifica olimpica e poi Parigi sarà alle porte».
Quali sono gli ingredienti della ricetta vincente, oltre al duro lavoro quotidiano?
«Lo sport è lavoro e basta. Quando per vari motivi, come ad esempio gli infortuni, si saltano delle tappe lo scotto si paga subito. La ricetta è quella di lavorare, di non lasciare nulla al caso e soprattutto di avere pazienza nell’affrontare qualsiasi tipo di imprevisto che potrebbe rallentare, anche solo psicologicamente, la preparazione».
Dal 2003 è una scia ininterrotta di medaglie. Possiamo parlare di una scuola italiana della ginnastica ritmica o c’è comunque una parte che trae ispirazione dai paesi più vincenti?
«C’è una tradizione di scuola italiana, poi naturalmente il confronto, che sta a cavallo tra l’intelligenza nell’affrontare il lavoro e la tattica ci deve essere: c’è sempre da imparare dai paesi che hanno fatto la storia ma anche da quelli emergenti. Oramai il nostro marchio è riconoscibile ovunque e ce lo riconoscono tutti».
Dall’exploit di Sofia Raffaeli e delle sue compagne ai Mondiali si aspetta ora un boom di bambine in palestra?
«Me lo auguro. Vista la pandemia che ha portato a un rallentamento delle motivazioni delle ragazzine a intraprendere qualsiasi tipo di attività motoria, credo che rivedere le proprie beniamine centrare risultati incredibili è uno stimolo. Lo sport fa crescere e capire i valori della vita».
Le società sono pronte ad accoglierle?
«Secondo me sì. L’Italia però è un paese che dedica allo sport pochissime risorse e il problema sono le infrastrutture. Allenatori ne abbiamo tantissimi, molto preparati, ma se non sai dove allenare gli atleti... Lo spazio deve esserci, uno non se lo può inventare anche se noi proviamo a fare anche quello».
Quale potrà essere la chiave per trattenerle?
«C’è un circuito di competizioni per tutte le fasce d’età e di capacità. La ginnastica ritmica ha la componente della musica e del piccolo attrezzo che dà la possibilità di esprimersi a fa appassionare le ragazzine. Abbiamo le carte in regola per accogliere un numero elevato di atlete e appassionarle per tanti anni».
Come pensa che potrà e dovrà muoversi la Federazione in loro aiuto?
«Prima viene l’aiuto del Governo. La nostra Federazione ha sempre investito tutto quel che ha e lo sta tuttora facendo, speriamo in un buon Governo».
A Varese la nostra Sofia Maffeis ha fatto vedere qualcosa di interessante. Cosa ne pensa di lei?
«È una tra le quattro prime ginnaste nel Team Italia. Ha avuto un grandissimo percorso di crescita e quest’anno ha registrato un eccellente miglioramento. Ha una società che la segue, la sostiene e le dà la possibilità di potersi evolvere. Per il futuro faccio grandissimo affidamento sulle sue capacità e sulla sua passione».
Dietro alle farfalle più forti – come Raffaeli e Baldassarri - c’è già qualcuno che spinge per mettersi in mostra? Come si prospetta il ricambio?
«Il settore giovanile è decisamente seguito e coltivato. A livello Junior abbiamo già avuto tantissimi risultati e si sta lavorando in proiezione delle categorie superiori. Il movimento giovanile oltre a essere di qualità è di quantità e in questo momento ci fa ben sperare».
Crede che l’esclusione di Raffaeli dalle ultime Olimpiadi abbia contribuito a proteggerla e a farla crescere fino all’esplosione dei Mondiali?
«Il percorso è stato esattamente questo. Le scelte fatte sono state in funzione di preparare la ginnasta agli eventi che si sono poi verificati».
Quanto sono importanti i tempi nella crescita di un’atleta, visto il sottilissimo confine tra il boom e il rischio di bruciarla?
«Questo step è molto delicato, soprattutto quando parliamo delle nostre ginnaste, che sono giovanissime. Da una parte non si può non iniziare l’attività internazionale di livello, dall’altra occorre stare attenti, proprio per l’atleta: le categorie giovanili corrispondono all’età del cambiamento, dello sviluppo non solo sportivo ma anche della persona. Tanto successo può essere distruttivo, è una questione molto delicata che andrebbe fatta gestire solo agli allenatori. Purtroppo i social sono deleteri, abbiamo ragazzine esposte mediaticamente: attirano attenzione per il livello raggiunto ma instaurano nella ragazza stessa tante domande e paure. Nelle generazioni passate questo aspetto non esisteva ed era tutto molto più facile».
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